(Un poemetto in quattro tempi a ricordo dei genitori

 nel centenario della loro nascita)

(da Lerici In di agosto 2022)

È appena uscito, per il centenario della nascita dei suoi genitori (Alberto Guigli, 10 luglio 1922, e Luciana Fernanda Pàstina, 7 dicembre ’22) un libro di poesie edito da Prometheus, dal titolo Di acque, di terre, di cieli, di fuochi e d’ogni altra forza (104 pagine – prezzo di copertina euro 15,00), che la nostra caporedattrice ha voluto dedicare alla loro memoria.

Molto suggestiva la copertina che coniuga due quadri di ambientazione americana: An Interlude (1907) di William Sergeant Kendall e, sul retro, Sunrise at Narragansett (1863) di William Stanley Haseltine, che contengono una tenera allusione alla madre che ha insegnato a leggere alla propria figlia (foto prima di copertina) e al padre, tragicamente scomparso in mare (foto quarta di copertina).       

Maria Luisa Eguez, che ha aperto gli occhi nel “Golfo dei Poeti”, non saprebbe dire se la sua prima forma espressiva sia stata la poesia o il racconto, anche perché dei suoi scritti iniziali, risalenti a quando aveva una decina d’anni o poco meno, non è rimasta che qualche labile traccia soltanto nella sua memoria.

In ogni caso il bisogno di scrivere l’ha sempre accompagnata come viatico nelle umane vicende in cui s’è ritrovata. Ogni sua attività è rimasta in qualche modo ancorata all’ambito della lettura e della scrittura: è stata docente, giornalista, organizzatrice di premi letterari e persino bibliotecaria.

 Con Prometheus ha pubblicato: Maria Maddalena – Testimone di fede e di amore (2020) e  La cella del monaco, L’enneagramma raccontato (2021); sempre per  le edizioni Prometheus ha collaborato con Alessandra Tarabochia alla realizzazione di due antologie: Il tempo favorevole, sulla pandemia di Covid-19 (2020) e Alleanze, sul rapporto uomo/donna (2022).

   Sandro Fascinelli

Scrive in prefazione  Alessandra Tarabochia:

«Le ho lette, e rilette, perché così si fa con le poesie, o, almeno, io faccio così, lasciando che le parole scendano piano piano nella mia anima, risuonino nel mio cuore, rivelandomi a poco a poco qualcosa che avevo intuito di chi le ha scritte, di me, della vita, di come può essere la vita…

Ricordi e preghiere si alternano, come un’altalena, in queste pagine. Luci e ombre hanno giocato – e giocano tuttora – a rimpiattino nella vita di Maria Luisa.

Il suo sguardo si posa su cose, oggetti, modi della sua anima: un sasso, levigato dall’acqua, che nella polvere sotto di sé rinserra gli umori della terra; un pugno di erba amara, a sera, è la stanchezza di una lunga, faticosa giornata. 

Si leva su alberi quotidiani e di mondi lontani, segue voli di rondini e il cinguettio di un passero, che invoca ali ai suoi piccoli, prima che la tempesta distrugga il nido.

Il suo cuore trova parole semplici e grate alle tante piccole cose che ci donano, senza saperlo, attimi di assoluta bellezza, e fanno rifiorire ogni giorno la vita.

Le parole si rincorrono leggere, ritrovano i colori di albe e tramonti, e notti stellate… solitari silenzi ad ascoltare palpiti e sussurri di amorose presenze.

Talvolta si ripetono, in ostinate filastrocche, come a incantare il tempo, quasi a volere perpetuare un momento di gioia, un istante, un presente che -si sa- fugge, a lenire una sofferenza che, invece, continua a persistere.

I quattro elementi scandiscono le tappe di questo percorso di ricordi e speranze, dalla giovinezza alla piena maturità.

Giovinezza diligente e spensierata segnata da un improvviso lacerante dolore: nelle acque la morte improvvisa del padre, nell’indifferenza della luna silenziosa, del cielo stellato e degli alti palmeti di Tenerife.    

Poi l’avventura dell’amore e della maternità in terre lontane: amore come agape e come eros nelle notti tropicali, accompagnato da fiori di pesco e di cactus e da frutti succosi; amore come ricerca, appassionata, inconsapevolmente dolce e coraggiosa insieme.

Brevi come sospiri le poesie della terza tappa, dolente e feconda: nei cieli preghiere intense, di un’anima assetata di luce, pronta a dimenticare il male che le è venuto incontro, in attesa di muovere ancora passi di bambina in una nuova alba.

E, infine, scintille di mille fuochi in un mondo di fiabe e di sogni, tra principesse che camminano, camminano, e danzano lievi, a imparare l’amore. Principesse vagabonde, pensierose e battagliere, amabili e ribelli, capaci di gioia e di stupore nell’accogliere la vita».

Di seguito vi proponiamo un “assaggio” di quattro poesie, una per ogni elemento del libro:

  • Di acque

L’acqua è elemento primordiale con significato ambivalente di vita e morte: le acque come liquido amniotico, come fonte che disseta, ma anche come le grandi acque marine che terrorizzavano gli antichi con la loro potenza divoratrice. Queste poesie dell’adolescenza riflettono la dicotomia tra la voglia di vivere dell’Autrice e la drammatica perdita del padre in navigazione.

A MIO PADRE

Ricordi quel giorno lungo la foce

del fiume quando tuonava

senza piovere sulle nostre teste

spettinate dal vento e tu

parlavi di fede, tremolavano

le foglie un brivido scorreva

sull’acqua.

Tu mi parlavi d’amore

e di pace, forte del tuo coraggio

buono e confidavi in un giusto domani.

Parlavi della vita e non eri triste,

allora. Soltanto il tuo caldo

sorriso s’ergeva contro la morte.

  • Di terre

Diari di viaggi, dentro e fuori di sé, che coincidono con gli anni della giovinezza, alla ricerca di una Terra Promessa in cui far mettere radici ai propri sogni.

AMERICA RIVA VIVA

America enigma America

testimonianza America

destino America

sanguinante

America riva viva

America malinconia

America feconda

America meticcia

America alba

America dove

anche la morte è musica.

  • Di cieli

Un perdersi per poi ritrovarsi nei silenzi interiori che caratterizzano gli anni della maturità, un colloquio sommesso con l’altro da sé che trasporta in spazi illimitati, di cielo in cielo.

L’ASINA DI BALAAM

Io, asina di Balaam,

sto ferma

davanti alla spada.

Quant’è pesante il carico

lo sai

e quanto è curva la mia schiena

anche.

Ma conosci soprattutto

la mia ostinazione

nel reggere la soma

perché al di là

della lama di luce

ci sei tu,

Dio negato,

ad aspettarci

ad uno ad uno

nel liquido azzurro

dei cieli.

  • Di fuochi

Una spinta verso la vita in pienezza, un dialogo confidenziale con le proprie figlie che scalda l’animo al fuoco di un futuro già fortemente sognato, desiderato, vissuto come pegno d’amore.

PER IL TUO COMPLEANNO

Volevo farti un vestito vaporoso

come il sonno del mattino

vellutato come un dorso di persiano

colore della pioggia o d’alba lucente

 volevo farti una torta

 con la sua scalinata

 innevata di panna

per scalare cieli d’aprile

volevo farti una pianta

 onesta e robusta

 sobria e tenace

 così che un po’ t’assomigliasse

volevo farti una musica

 col passaggio delle rondini

con gli aghi di pino

 e il fuoco del camino

volevo farti un libro

dove ci fosse tutta

la sapienza del mondo

detta con parole di bambino.

Ti ho fatto questa poesia.