Le storie di Giuseppe “Pino” Casini, Sante Gattoronchieri e Abele Tornabuoni, caduti nel 1945
(da Lerici In di maggio 2025)

Giuseppe “Pino” Casini nacque nel 1920 a Chiavari. Era un operaio meccanico e un bravo ciclista. Nel 1938 la famiglia si trasferì a Pugliola. Dopo l’8 settembre 1943 e lo sbandamento delle unità militari – era diventato sergente – “Pino” raggiunse Pugliola e fu tra i primi, nel febbraio 1944, a salire ai monti in Garfagnana. Gli fu subito affidato il comando di una piccola formazione, poi di un distaccamento della II Brigata Carrara della Divisione Lunense, al comando dell’anarcoazionista Alfredo Contri. Casini si contraddistinse per le doti militari e il coraggio nelle azioni: attacchi a presidi fascisti, sabotaggi dei ponti, agguati a colonne tedesche. Così lo descrive lo storico Giulivo Ricci: “Sempre alla testa dei suoi uomini, deciso, implacabile… alcuni dei suoi compagni ricordano il suo principio intransigente (‘metteva al palo chi parlava di politica’) …. entro un alone anticomunista” [Nota 1].
Dopo il terribile rastrellamento del 29 novembre 1944 in Val di Magra e in Apuania, nacque dai gruppi preesistenti la Brigata Lunense, al comando di Paolo Pagani “Falco”, sotto Il CLN apuano. La formazione operò nei Comuni di Fosdinovo, Casola e Fivizzano. “Pino” divenne comandante del Battaglione “Mauro”. All’alba del 3 gennaio 1945 “Pino”, Pagani e “Paolin” si accingevano a un’azione ai Pilastri di Fosdinovo, ma caddero in una imboscata fascista, a seguito di una delazione. Catturati, riuscirono a fuggire, ma “Pino” fu colpito e finito, mentre Pagani si salvò. “Paolin”, arrestato, riuscì a fuggire dal carcere spezzino. Il Battaglione “Mauro” prese il nome di “Pino”. A “Pino” fu poi conferita la Medaglia d’oro al Valor Militare.
Nel pomeriggio del 14 febbraio 1945 quattro partigiani della Brigata Matteotti-Gramsci scesero a Pian di Follo per approvvigionarsi e incrociarono tre militari tedeschi in bicicletta sul viale principale. Un partigiano aprì il fuoco uccidendo un tedesco e ferendo seriamente un secondo, mentre il terzo riuscì a fuggire. Per rappresaglia nello stesso giorno i tedeschi bruciarono cinque case vicine al luogo della sparatoria, bombardarono Follo Alto, uccidendo Emilio Simonelli, e il giorno dopo impiccarono agli alberi del viale quattro partigiani prelevati dalle carceri della Spezia: Sante Gattoronchieri, di Lerici; Alcide Paita, di Calice; Vasco Pieracci, della Spezia; Albino Pietrapiana, di Pitelli. La popolazione locale e i passanti furono costretti ad assistere alle esecuzioni e i corpi furono lasciati esposti fino al 17 febbraio.
Sante era nato nel giugno 1900. Iscrittosi durante il fascismo al Partito Comunista, fu arrestato la notte del 7 ottobre 1933 nell’ambito di una vasta operazione che colpì anche il lericino Tommaso Lupi. Lupi fu condannato, Gattoronchieri scar-cerato per mancanza di prove. Sante partecipò poi alla Resistenza nelle file della Brigata garibaldina Muccini: comandava il distaccamento Trogu a Prulla di Fosdinovo. Dopo il rastrellamento del 29 novembre scese a valle nella casa della vecchia madre malata, alla Bellavista. Qui fu sorpreso dai fascisti, che lo rinchiusero nel carcere dell’ex XXI° Reggimento alla Spezia. Fu il famigerato Aurelio Gallo a sceglierlo tra i sacrificati a Follo. Nella commemorazione a Lerici del 15 febbraio 1978 Francesco Tonelli, partigiano e poeta, disse:
“Comandante e soldato, non permise che i nazisti lo toccassero. Con le mani vestite d’amore e di fede per l’Internazionale, si mise il laccio al collo da solo… Gridando viva la Libertà! Viva l’Italia! Diede un calcio la tavolo e la morte chiuse la sua gola per sempre” [Nota 2] .
Il figlio Abo “Cilin” fu il più giovane partigiano lericino, anch’egli della formazione Trogu. A lui ha dedicato una poesia il poeta serrese Paolo Bertolani.
Abele Tornabuoni, della Colonna Giustizia e Libertà, nato a Podenzana nel marzo 1925, cadde il 10 aprile 1945. Il reparto della Brigata Nera spezzina Tullio Bertoni di stanza a Sarzana, incalzato dalle frequenti azioni dei partigiani della Brigata Muccini e delle Sap (Squadre di azione patriottica) – il 9 aprile era stata danneggiata con esplosivi la sede locale della Brigata Nera e alcuni militi erano rimasti feriti e il giorno precedente due militi erano stati uccisi – attuò una rappresaglia su alcuni partigiani detenuti, tra cui Abele. Le vittime, che in prigionia erano state interrogate e seviziate perché rivelassero informazioni utili, il 10 aprile furono condannate a morte dal Tribunale Straordinario fascista, portate presso via della Croce, fatte allineare lungo il muro dell’ospedale San Bartolomeo e uccise.
Non è stata trovata traccia di un processo anche sommario; le vittime furono assistite spiritualmente da don Siro Silvestri, futuro vescovo. La popolazione fu costretta ad assistere all’esecuzione: erano presenti anche i figli di sei e otto anni della vittima Ercole Mario Musetti, nato a Gragnana e residente a Sarzana. Ad Aurelio Gallo, che gli prometteva la salvezza della vita se avesse tradito, Musetti rispose: “Sparate. Sento i miei figli piangere”. “E dopo avere abbracciato il più giovane dei suoi bambini cadde sotto i colpi dei carnefici” [Nota 3].
Questi gli altri Caduti: Giuseppe Bettanini, di Fivizzano; Giuseppe Benedetti, di Fivizzano; Cipriano Incerti, di Ceparana; Rino Egidio Leonardi, di Monzone; Nello Pigoni, di Agnino (Fivizzano); Vincenzo Trazzi di Vezzano, residente alla Spezia.
Nei giorni successivi la Muccini fece saltare la caserma della Brigata nera, e i fascisti abbandonarono Sarzana. Il comandante fascista Ugo Galli fu fucilato dai partigiani il 28 aprile 1945.
Giorgio Pagano
Post Scriptum: Le fotografie sono tratte da “Lerici nella Resistenza. Calendario ANPI 2015”. In esso il nome Tornabuoni è storpiato in Tornaboni.
NOTE: [1] – Giulivo Ricci, Contributi alla storia della Resistenza in Lunigiana, Amministrazioni Comunali di Aulla e altre, Aulla, 1976, p. 244.
[2] – Francesco Tonelli, Quando urlava il vento Mosaico storico della Resistenza nel Lericino 1943/1945, Grafiche Lunensi, Sarzana, 1995, p. 15.
[3] – Antonio Musetti, Sarzana: il sacrificio degli otto partigiani del 10 aprile 1945, in La Resistenza nello Spezzino e nella Lunigiana, ISR La Spezia, La Spezia 1973, 2a Ed., pp. 59-60.