L’evoluzione dell’alimentazione nella navigazione

(da Lerici in di novembre 2022)

Antica nave greca riprodotta su un vaso dell’epoca

La storia della navigazione è sempre stata considerata come quella del martirio umano e la vita del marinaio un insieme di stenti, miserie, fatiche; la vita di bordo era fino al ventesimo secolo in pratica disumana.

Il mare invecchiava l’uomo; i suoi capelli diventavano bianchi, molto prima di quelli dell’uomo di terra, e questo poteva accadere anche in una sola notte di burrasca. Nel Settecento la vita media di un marinaio durava meno di quarant’anni.

Queste amenità le ho tratte da un articolo di un vecchio numero della Rivista Marittima, mensile edito dal 1868 dalla Marina Militare, mentre riordinavo il garage. Tra i numerosi articoli di carattere tecnico e storico ne ho trovato uno il cui titolo, unitamente al nome del suo autore, ha destato la mia curiosità e ne riporto una sintesi: era  scritto con uno stile elegante, scherzoso; vi erano elencate alcune considerazioni sul grande progresso avvenuto a bordo delle navi dai primordi della navigazione.

Si iniziava con un pensiero attribuito al filosofo greco Anacarsi: “L’umanità si divide in tre categorie: i morti, i vivi, ì naviganti”. Secondo alcuni grecisti, questa affermazione andrebbe attribuita allo storico Erodoto, mentre di Anacarsi si mette in dubbio addirittura l’esistenza!

Van Loon, il giornalista autore dell’articolo e della “Storia della navigazione”, passa a parlare dell’evoluzione delle costruzioni navali che può essere divisa, a grandi linee, nei seguenti periodi:

Periodo Mediterraneo (4000 a.C.-1400 d. C.) Fenici, Greci, Romani. Il dislocamento (peso espresso in tonnellate) delle navi non superava   le 30 T.;

Periodo Vichingo: (700 d.C.-1200). Mari settentrionaliIl dislocamento aumentò di poco: 60 T.;

Periodo della rivalità anglo – olandese (1600-1700) Navi a vela che attraversavano l’ Atlantico. Disloc. max: 600 T.;

Secolo scorso e contemporaneo: teoricamente nessun limite alla durata della navigazione ed ugualmente per l’aumento del dislocamento.

I cambiamenti principali che hanno influito maggiormente sulla costruzione delle navi, sull’aumento del loro dislocamento ed allestimento, contemporaneamente allo sviluppo del genere umano, furono: la scoperta della polvere da sparo, quella della macchina a vapore (Watt nel 1800) e l’abolizione della schiavitù (l’ultima nazione ad abolirla fu l’Oman nel 1970).

Con la scoperta della macchina a vapore la nave si è resa indipendente dal vento e dalla presenza del sole per la produzione a bordo dell’energia motrice necessaria per la navigazione e per la produzione di acqua potabile facendo evaporare l’acqua di mare con gli evaporatori e i dissalatori.

Si parla poi del cibo dei marinai e della lunga epoca delle gallette “ricche di vermi” appellate “semoventi”, nutrimento tipo nelle lunghe navigazioni a vela quando, dovendo affrontare gli oceani con galeoni di grandi dimensioni, non era più possibile procurarsi il cibo con facilità, come si faceva prima navigando lungo le coste.

(segue)

Sergio Di Gregorio

(da Lerici In di dicembre 2022)

L’archeologia marina ci dice oggi che i Greci ed i Romani avevano risolto il problema dell’alimentazione durante le navigazioni trasportando in giare: olio, acqua potabile, vini, ma anche minestre di orzo e molti tipi di viveri secchi. Tito Livio racconta che sulle navi di grandi dimensioni dell’epoca romana c’era anche la possibilità di mangiare focacce prodotte nel forno di bordo.

I pasti consistevano in biscotti, uova, formaggi, miele, gallette cotte su piastre. La carne ed il pesce, una volta cotti a terra, venivano riscaldati a bordo su appositi bracieri. I Vichinghi, grandi navigatori (è quasi certo che siano andati in America del Nord prima di Colombo), esperti nella pesca, spingevano branchi di salmone in fon-do ad un fiordo e poi li uccidevano a bastonate o con arpioni. Nel Medioevo si comincia a scegliere nella distribuzione dei viveri di bordo; al personale libero: carne salata, legumi, vino, acciughe, tonno, a quello in prigione: zuppe di fave, di ceci, di piselli, condite con olio.

Accadeva spesso che le  fave fossero così dure che il prigioniero preferisse la galletta bagnata con un po’ d’aceto. Bene insostituibile del- l’alimentazione in tutte le epoche fu il biscotto o galletta del marinaio; a Venezia, la sua produzione era considerata così importante che solo alcuni fornai erano autorizzati a fornirle. Nel 1832 furono ritrovati a Creta sacchi di gallette lasciate nei magazzini dai Veneziani secoli prima.

Che fossero preziose lo dimostra il fatto che una delibera del 1282 della Repubblica Veneta vietasse d’imbarcarne più del necessario per evitarne il contrabbando. Come noto i genovesi gran parsimoniosi, specialmente in cucina non buttano via niente; si racconta che una nave della propria Repubblica si trovasse con le stive allagate e scoprirono per caso che la poltiglia composta da ceci triturati ed acqua salata, lasciata cuocere al sole, acquistasse un sapore gradevole: per caso era nata la farinata! Ancora adesso molto diffusa nello spezzino, ed a Lerici. Ci sono altri piatti di derivazione marinara: cappon magro, insalata nizzarda, salmoriglio (salsa per pesce spada), virtù (minestrone abruzzese di legumi), cundigiun (insalata alla genovese con pomodori).

Dal 1300 vigeva in Mediterraneo, mare chiuso, da sempre molto trafficato, un diritto marittimo (Tavole Amalfitane): i comandanti delle navi che vi navigavano, erano tenuti a distribuire al personale imbarcato viveri speciali a seconda dei giorni della settimana.

Nel XVI secolo, con le lunghe navigazioni a vela, alcuni velieri erano più veloci delle prime navi a vapore, le condizioni di vita tornarono a peggiorare poiché a bordo si mangiavano quasi sempre viveri secchi: non sempre nei porti si riusciva a comprare i viveri freschi. Era necessario quindi stivarne in grande quantità in locali non sempre idonei per cui deperivano facilmente, tornò così il periodo della “galletta semovente” in quanto  piena di vermi e quello… dello scorbuto! Di fronte a manifestazioni febbrili, il comandante, sentito il parere dei più anziani, quando le cure non davano effetto, nel timore dello scoppio di pericolose epidemie, ordinava che il malcapitato fosse rinchiuso in un sacco e gettato in mare per abbreviarne la fine. 

È stato rinvenuto il diario di un mozzo imbarcato su un veliero: the e gallette piene di vermi a colazione, a mezzogiorno brodaglia di legumi che il cuciniere versava nei piatti di ferro. Nel Medioevo su alcune navi si cercò di migliorare la razione degli equipaggi: gli ufficiali ed i timonieri potevano avere doppia razione, la carne si mangiava tre volte la settimana, il pane ogni quattro giorni, il formaggio ogni otto.

Prima del decimo secolo, data della scoperta della polvere da sparo, la distinzione tra nave da guerra e nave da carico era molto vaga, (era possibile, infatti, che una nave da guerra fosse da carico e viceversa).

L’imbarco dei cannoni a bordo delle navi richiese che esse fossero costruite  con particolare robustezza prevedendo inoltre ampi spazi idonei per lo stivaggio delle munizioni. Se un marinaio s’imbarcava su una nave da guerra stava un po’ meglio, sia perché le navigazioni erano più brevi, sia perché dovendo combattere riceveva un trattamento migliore.

Con l’avvento della propulsione meccanica, con il ricorso all’acciaio per la costruzione degli scafi, con la produzione del freddo artificiale e di acqua potabile, l’alimentazione del marinaio sulle navi non fu più un problema; le sue condizioni di vita migliorarono rapidamente; le navi passeggeri diventarono presto dei grandi alberghi di lusso, quasi tutte le navi militari e mercantili abbondano attualmente di cucine, tavole calde, cambuse, celle frigorifere, panifici, lavanderie.

Fino alla metà del secolo scorso nessun regolamento sanitario imponeva la presenza a bordo dei velieri di personale medico o infermieristico mentre attualmente su alcune navi militari e transatlantici sono allestiti interi ospedali.

L’esame si conclude con un ammonimento: le navi moderne militari e mercantili sono ora veloci, sicure, efficienti, ed a volte anche belle; le condizioni di vita a bordo sono migliorate enormemente, ma occorre ricordarsi che ogni anno ne affondano circa 200 per cause varie.

(fine)

Sergio Di Gregorio