(da Lerici in di maggio 2023)

Nell’agosto del 1923, cento anni fa tondi tondi, il Gabinetto Mussolini decise di istituire delle nuove Province per adeguare l’ordinamento amministrativo alla forma assunta dallo Stato finita la 1ª guerra mondiale. Il Governo prepara il decreto da sottoporre a Re Vittorio Emanuele III. Poi Mussolini va a Levanto per una breve vacanza con la famiglia. Il 30 un battello della Marina Militare lo sbarca alla Spezia dove annunzia alla città il suo futuro.

Quando alla sera sale sul treno che lo porta nella capitale, è folla festante che s’assiepa alla stazione per salutarlo ed è un numero ancora più grande di persone che la sera seguente si accalca in piazza Beverini dove ha sede il Palazzo Municipale per celebrare in una gioia corale l’upgrade della città. La successiva domenica 2 settembre il Sovrano firma il Decreto che istituisce la Provincia spezzina con decorrenza dal 21 dicembre. Questo è in sintesi l’ultima tappa della lunga marcia compiuta dal territorio del Golfo per arrivare all’obiettivo degli ultimi decenni: essere a capo dell’Istituzione più importante del Circondario per essere in una posizione consona alla rilevanza raggiunta con Arsenale, fabbriche e porto.

Queste attività avevano creato una condizione di benessere che si rifletteva su un territorio più ampio allungando la sua ombra fino all’hinterland più lontano. Lo sviluppo spezzino aveva creato posti di lavoro, il che non significava che ci fosse un’equa ridistribuzione della ricchezza prodotta. Le disuguaglianze c‘erano e forti ma il territorio nel suo insieme da tutta quella operosità e dall’indotto generato, aveva tratto indubbio giovamento: la città, il Golfo, le aree confinanti e quelle più distanti.

Negli Anni ’70 dell’Ottocento inizia a crearsi un movimento per ricreare l’unità delle terre di Lunigiana che le vicissitudini della storia avevano da secoli spezzettato, dividendole nei feudi e poi negli Stati preunitari. Sulla scia della raggiunta unità che aveva eliminato l’ostacolo dei confini statuali, verso la fine dell’Ottocento si vuole ricostituire l’antico territorio lunigianese: perché c’era unità di lingua, di usi, di storia e ora pure di economia.

Inizialmente alla testa del movimento rivendicativo c’è Massa ma progressivamente la Spezia si propone come leader. A sostenerne il primato è l’intero territorio per cui il lavoro spezzino è una vera e propria locomotiva che se lo traina dietro di sé distribuendo lavoro e benessere.

Nel 1913, a fine maggio, si tiene alla Spezia un imponente Congresso di tutte le aree della Lunigiana. Chiedono una nuova Provincia che faccia rinascere la regione sparita da Sestri Levante a Serravezza sul mare, verso i monti fino a Pontremoli. Il processo formativo è interrotto dal primo conflitto mondiale ma quando la guerra finisce il movimento riprende vigore. Essendo questo il sogno, l’elevazione della Spezia a sede di Provincia è una vittoria che lascia molto amaro in bocca una volta smaltita la sbornia iniziale. Quello che si voleva non è stato raggiunto: le Province contermini (Genova e Massa) non si toccano, così la Lunigiana non torna in vita. Si tornerà a parlare di una possibile riunificazione lunigianese negli Anni Sessanta dello scorso secolo quando si propone la regione Emiliano-Lunense che dal mare valichi le Apuane fino a toccare il Parmense.

Ma è un’idea velleitaria perché manca quella che era la molla che aveva dato la spinta mezzo secolo prima, ora non si gode più di quel grande stato di salute.

Il tessuto produttivo che caratterizzava il Golfo è sparito per essere sostituito da un sistema di economia assistita che relega l’antica capolista in una posizione molto defilata e di secondo piano rispetto a Parma. È un progetto che non ha gambe perché non assembla, non coagula forze attorno a sé. Così presto svanisce restando solo nei documenti di un passato lontano.

Alberto Scaramuccia

Nel 1923 il Comune della Spezia dà vita a una testata istituzionale, “Il Comune della Spezia – Atti e Statistiche”.

Nel secondo numero, febbraio 1923, pag. 30, compare la notizia che un gruppo di cittadini di San Terenzo ha formato un Comitato presieduto dal dott. Paoletti con il proposito di intitolare “una delle nuove strade del piano regolatore del paese” al Sindaco della Spezia Ezio Pontremoli “in riconoscimento delle alte benemerenze acquistate nell’opera di soccorso per i danneggiati dallo scoppio di Falconara”.

Al sindaco della Spezia Ezio Pontremoli è intestata una via di San Terenzo
 

Il Sindaco invia una lettera dicendosi grato per l’attenzione con cui “attraverso la sua modesta persona” si vuole manifestare riconoscenza alla Spezia che con ogni sua istanza, dall’Amministrazione alle Associazioni di soccorso, ai cittadini tutti, ha “appoggiato con fervido consenso ogni iniziativa di fraterno aiuto”.

Tuttavia, il Sindaco suggerisce di intitolare la strada a Emanuele Ferro, “nostro prode concittadino, caduto eroicamente per la patria e la cui memoria riluce di gloria perenne”.

Infine, Pontremoli si dichiara certo che il cavalier Giacopello, Sindaco di Lerici, “vorrà dare la propria autorevole sanzione alla mia proposta”.

La lettera è datata 6 gennaio 1923.

A. S.