(da Lerici In di giugno 2022)

Ho letto con interesse su Lerici In di aprile 2022 la storia di padre Francesco Bibolini (raccontata dal sacerdote lericino mons. Paolo Cabano) e di come solo con la fede e il dialogo riuscì a ottenere la pace in Argentina nel 1859 nella guerra tra indios e conquistadores, riuscendo a salvare la città di Veinticinco de Mayo (provincia di Buenos Aires) che gli ha dedicato una grande statua bronzea ancor prima di morire per ricordare la sua impresa.

Cosa può fare il Papa?

Ora ci troviamo di fronte a una guerra più globale e pericolosa. Russia e Stati Uniti si contendono ancora la supremazia economica del mondo senza preoccuparsi delle conseguenze globali che ne conseguiranno.

Per fermare la guerra in Ucraina da molte parti si è auspicato un intervento forte della Chiesa. Papa Francesco, provenendo da Buenos Aires, sicuramente conosce la vicenda di padre Bibolini e, da quello che si sente dire, sarebbe intenzionato a fare da pacificatore ma i precedenti non sono incoraggianti. È restata famosa nel 1945, durante i colloqui di Yalta fra i tre Grandi, Churchill, Roosevelt e Stalin, la frase provocatoria di quest’ultimo a chi gli faceva presente che si dovevano tener conto anche delle esigenze di Pio XII sul futuro assetto europeo: «Quante divisioni ha il Papa?».

Colloqui di Yalta, febbraio 1945: Churchill, Roosevelt e Stalin

Dagli USA non fu migliore nel 2003 la risposta di George Bush a papa Giovanni Paolo II che, con un’accorata missiva, gli chiedeva di non invadere l’Iraq di Saddam Hussein: «Non mi farò influenzare dal Papa».

Già che abbiamo parlato di “divisioni” e di forze in campo, tra il serio ed il faceto proprio qui volevamo arrivare, la forza del Papa è solo spirituale, nell’anima di tutti i fedeli, tuttavia ha anche il più piccolo e pacifico esercito del mondo: la guardia svizzera pontificia.

Pur essendo al servizio della Chiesa è un corpo armato senza scopo di offesa a protezione del Pontefice e della sua residenza, creato il 22 gennaio 1506. è il più antico corpo militare esistente senza mai interruzioni. Normalmente presta servizio presso la Città del Vaticano ma, durante i viaggi del Papa, integra il servizio degli agenti di sicurezza.

La tipica uniforme colorata di foggia rinascimentale per le cerimonie solenni, è stata disegnata ai primi del XX secolo (quindi nessun Raffaello o Michelangelo come stilista).

La Guardia svizzera è equipaggiata con armi storiche come alabarde e spade ma, dal tentativo di assassinio di Giovanni Paolo II nel 1981, al ruolo tradizionale condizionato dal cerimoniale, ha aggiunto un ruolo operativo attivo nella difesa del pontefice anche in trasferta, con in dotazione moderne armi da fuoco portatili.

Le reclute di questo corpo devono essere cittadini svizzeri dalla nascita, cattolici, maschi tra i 19 ed i 30 anni e devono aver già fatto servizio militare presso l’esercito svizzero.

Luisa Fascinelli

Su www.lericiin.it l’articolo è corredato anche di alcuni video sulla Guardia Svizzera