La Fucsia, variante italiana di Jingle bell, è però diffusa nella nostra Riviera ligure da primavera all’autunno
Anteprima (da Lerici in di gennaio 2023)
Abbiamo saputo dell’esistenza dei fiori “Jingle bell”, guardando durante le ultime festività, il film in streaming “Jingle bell bride – Natale in Alaska”. La storia gira tutta intorno a questa pianta a forma di campanella, non facile da trovare ma esteticamente molto bella e colorata.
La trama racconta di una wedding planner di New York che pur di esaudire i desideri di una cliente famosa ed esigente in procinto di sposarsi, deve raggiungere l’Alaska per recuperare, presso un vivaio, questi rari arbusti.
Lo scopo di tale viaggio è riuscire a portarli, nel più breve tempo possibile, a destinazione per la preparazione del matrimonio. I problemi sorgono quando alla partenza dall’Alaska, il piccolo aereo si guasta. La wedding planner è costretta a rimanere per alcuni giorni in un paesello innevato, in compagnia del ragazzo che le ha fornito i fiori. Come in tutte le commedie romantiche a lieto fine, i due cominciano a flirtare e presto si ritrovano insieme a New York.
La pellicola rappresenta un classico natalizio ma siamo rimasti incuriositi da questi fiori (i “Jingle bell”) a tal punto che abbiamo cominciato a documentarci, per saperne di più.
I fiori esistono realmente, vengono chiamati anche Penstemon e non temono temperature fresche. A differenza di quelli del film, crescono più frequentemente in Arizona e Colorado, sbocciano da agosto fino ad autunno inoltrato, sono utilizzati soprattutto per ornare le case americane durante il periodo natalizio oppure per terrazze e balconi. La caratteristica principale è proprio la forma a campanella di colore fucsia/rosso vivace e, quando si apre, i petali bianchi candidi rendono il fiore di una bellezza unica. (foto sotto)
Questo arbusto lo possiamo trovare anche in Italia, viene chiamato più frequentemente “Fucsia”. Le caratteristiche sono molto simili a quello americano.
La scoperta di queste piante risale alla fine del ‘600 grazie all’abate Charles Plumier, matematico e botanico: il primo esemplare fu trovato ai piedi delle colline sull’isola Hispaniola, oggi chiamata Haiti. Il nome originario “Fucshia triphylla – flore coccineo” venne dato in onore di Leonhard Von Fuchs, botanico tedesco, che visse nel ‘500. La nave che, all’epoca, doveva raggiungere l’Europa con a bordo l’erba-rio, durante il viaggio naufragò.
In Francia riuscì ad arrivare solo la descrizione con le caratteristiche della Fucsia. Tra il ‘700 e l’’800, le spedizioni di cacciatori di piante e di molte varietà di Fucsia tra cui quella magellanica e coccinea (più resistenti al freddo), provenienti dalle pendici delle Ande, cominciarono ad arrivare anche nel Vecchio Continente.
All’epoca le piante erano esclusivamente al servizio di studiosi e collezionisti, solo in un secondo tempo furono a disposizione della popolazione. Nei primi anni dell’’800, botanici e vivaisti si accorsero di come queste specie si potevano ibridare tra di loro e ne nacquero così di tante varietà, di cui molte sono tutt’ora esistenti.
Nell’epoca vittoriana sino ai primi del ‘900, venivano usati per abbellire case e vetrate. Durante la prima guerra mondiale, la produzione rallentò in modo drastico. Dopo gli Anni ‘20 la “Fucsia” raggiunse anche gli Stati Uniti e l’Inghilterra. Attualmente da noi non è una pianta molto diffusa e conosciuta poiché non è facile da trovare in commercio.
Predilige i climi freschi con una notevole escursione termica tra il giorno e la notte. La zona ideale per la coltivazione è il nord dell’Italia, vicino a laghi o al mare, dove riesce a dare il massimo della sua fioritura tra la primavera e l’autunno (foto sopra).
Pensare che dalla visione di un film natalizio potessimo venire a conoscenza di un fiore raro e della sua storia lontana secoli, ci fa capire quanto basta poco per scoprire un mondo nuovo che ci fa stupire ogni volta. Non c’è parola più azzeccata per questa storia, di serendipità: una scoperta piacevole e inaspettata.
Luisa Fascinelli