Monica Callegari, tellarese docente di lingua e letteratura francese negli istituti superiori, ha appena pubblicato il suo secondo libro, I Notabili, già presentato a Fiascherino da Beppe Mecconi, alla Spezia sulla Banchina Thaon di Revel dalla nostra caporedattrice e a Lerici nell’ambito della rassegna “Lerici legge il mare”. Dall’incontro spezzino è nata questa intervista.

D.: Come ti è venuta l’idea di questo libro?

R.: Si tratta di una storia della mia famiglia che mi è stata raccontata tante volte da nonni, zii e genitori.

D.: Tellaro è il solo denominatore fra “I Notabili” e il tuo precedente libro “Il ratto di Euridice” o ce ne sono altri? 

R.: Direi di no, Tellaro è il luogo dove si svolgono i fatti raccontati che, anche se inventati, come nel caso del primo libro, si snodano in ambienti reali e fra persone che mi hanno, in qualche modo, ispirato.

D.: Quali sono state le tue principali fonti per quest’opera?

R.: Manuali di storia, vecchi giornali, documenti reali, documentari e lezioni di storia in rete oltre che alcuni libri di storia locale.

D.: Hai incontrato difficoltà oppure resistenze nel tuo voler raccontare storie vere?

R.: Nessuna.

D.: Sono molte le caratteristiche importanti che accomunano i “notabili” di Tellaro Camillo Cimati e Cristoforo Varese, di più di quelle che li distinguono. Vuoi parlarci di loro?

R.: Si tratta di due persone di grande onorabilità e rettitudine morale che hanno saputo far fronte a un momento storico difficile con rispetto per tutti, onestà personale e intellettuale.

D.: Le loro vite scorrono parallele e sono senza dubbio i personaggi principali del tuo racconto ma fanno parte anch’essi di quell’unico, reale protagonista delle vicende che è la comunità. Vuoi approfondire questo aspetto?

R.: Cimati e Cristoforo sono due uomini molto simili che, per la natura della loro carica, devono servire un governo che non condividono ma sono due uomini d’onore che cercano di fare il loro dovere senza andare contro ciò in cui credono, cioè appunto l’onore, la solidarietà e la compassione per il prossimo. Come gli altri personaggi del romanzo, i due “grandi vecchi” vivono in una comunità che amano e salvaguardano con un lavoro incessante di relazioni e protezione.

D.: La narrazione si snoda negli anni travagliati tra il 1919 e il 1945. Non c’è però qui un dualismo manicheo fra “buoni” da esaltare e “cattivi” da condannare, neanche quando si parla di tedeschi. Ci sono solo uomini e donne con i propri ideali, i propri limiti e le proprie debolezze. Come hai affrontato la microstoria sullo sfondo di quella “macro”?

R.: Ho cercato di non giudicare mai i protagonisti ma di rappresentarli così come mi sono stati raccontati. Fra un giovanotto di Tellaro che cerca di rubare dell’esplosivo per andare a pescare e un giovanotto tedesco messo a guardia di quell’esplosivo, chi è il cattivo? La storia tutta è fatta di persone che a loro volta non sono mai tutte buone o tutte cattive; alcuni brutti avvenimenti accadono per scelte e decisioni sbagliate, coincidenze nefaste, anche se c’è sempre chi ne è più responsabile e chi meno.

M. Luisa Eguez

INTERVISTA a Monica Callegari autrice de “I Notabili”