(da Lerici In di settembre 2021)

La mostraCave canemdi Claudio Barontini che si sta svolgendo a Lerici in questi giorni, ci ha fatto scoprire che la foto simbolo del cane, un maltese, fotografato nel centro della Grande Mela si trova all’interno del suo libro fotograficoNEW YORK” (Bandecchi & Vivaldi editore, Pontedera 2019). Un libro che era partito alla grande con una recensione sul Corriere della Sera, presentazione al CAMeC (Centro Arte Moderna e Contemporanea della Spezia), partecipazione a Festival della fotografia e circoli fotografici ma, quando è giunto il momento degli incontri nelle librerie, è arrivata la pandemia e il lockdown ha bloccato tutto.

Noi di Lerici In pensiamo che questo libro fotografico  debba avere una meritata ripartenza post-pandemia, almeno questo è nei nostri auspici. Abbiamo recensito moltissimi libri ma mai di carattere fotografico. Vogliamo quindi esaminarlo tramite un’intervista all’autore, che meglio ci chiarirà le finalità del libro. Questa conversazione vuole essere anche un contributo al legame che ci unisce al giornale online “La Voce di New York”.

D.: Nell’introduzione del libro lei viene definito come un “fotografo flâneur”. Cosa significa? Ritiene giusta tale catalogazione?

R.: La definizione che mi è stata attribuita come  “fo-tografo “flâneur“, in questo contesto, credo che sia simpaticamente appropriata.

Charles Baudelaire, colui che ha reso celebre la parola “flâneur”, l’aveva coniata per il gentiluomo che cammina lentamente per la città cercando emozioni nell’osservare il paesaggio e la vita intorno. Sì, nel libro su New York, come per quello che ho dedicato successivamente a Matera [Silentium Matera Bandecchi & Vivaldi editore 2021, ndr] ho lavorato proprio come un “flâneur“.

D.: Com’è nato il progetto fotografico su New York? Un libro fatto a più riprese o un tour tutto in una volta?

R.: L’idea di fotografare la Grande Mela è nata perché nel 1977 sono stato a New York come musicista [concerto al Madison Square Gardern con la cantante Milva, ndr] e avevo conservato nella memoria tante emozioni. Dopo quarant’anni si è risvegliato il desiderio di raccontare alcuni aspetti che mi ricordavo. Il lavoro si è svolto in dieci giorni. Ora dovrei spiegarvi il mio modo di raccontare con la fotografia e i tempi massimi che mi impongo…ma sarebbe un discorso troppo lungo.

D.: Qual è il filo conduttore del libro e cosa vuole comunicare di New York a chi osserva le sue foto?

R.: Il principale filo conduttore è la “solitudine”, quella voluta, cercata o drammaticamente forzata. In una metropoli con circa nove milioni di abitanti, piena di luci, grattacieli, teatri e tantissimi luoghi di ritrovo ci sono ancora persone che camminano o stazionano come fantasmi. Sono loro i principali protagonisti del libro.

D.: Quali sono gli scatti che predilige del libro e perché?

R.: Non amo fare una classifica delle foto che scatto, anche perché nel libro ogni immagine ha un suo “racconto”. Posso però ricordare due foto che ho visto e catturato al volo: la prima è quel matto di “rooftoppers” che in cinque secondi ha fatto la verticale, rischiando la vita, sul ponte di Brooklin. La seconda è il piccolo maltese al posto di guida di un pick-up in sosta. La foto del cane si può vedere alla mostra “Cave canem”, proprio nella vostra bella Lerici. 

D.: Che impressione le ha dato la città di New York come fotografo?

R.: Per un fotografo New York offre svariate impressioni, mille colori e mille possibili idee diverse. Io New York l’ho voluta fotografare senza grattacieli, in bianco e nero e senza affollamenti.

L’ho vista così, mi interessavano le persone con il loro quotidiano.

D.: Qual è l‘input che deve scattare in lei per immortalare un’immagine?

R.: Una scena, un racconto, una storia. Sono un fotogiornalista, per me anche un semplice scatto deve “fermare” un momento di quello che accade per conservarne la traccia.

Luisa Fascinelli

CLAUDIO BARONTINI

Nato a Livorno, ha studiato al conservatorio e suonato il basso con il complesso di Milva per circa otto anni. Durante questo periodo comprò una reflex per fotografare i luoghi che visitava durante i suoi tour per il mondo.

Da fotoamatore è diventato fotografo professionista di alto livello, scattando foto per celebrità internazionali, pubblicando diversi libri: l’ultimo del 2021 è “Silentium Matera”.

Collabora, o ha collaborato, con testate giornalistiche di tutti i continenti, tipo: Daily Mail, Hello, Ok Magazine, Wine Spectator, Sunday Mirror, News of the World, New York Post, Paris Match, Bunte, Gala e molti altri.

Bibliografia: 2010 Claudio Barontini. Portraits of celebrities. – 2013 La presenza e l’assenza. Pietro Cascella fotografato da Claudio Barontini. – 2014 Claudio Barontini. Muscolai. – 2016 Claudio Barontini, Ritratti 1990-2016. – 2017 Claudio Barontini, fotografie. – 2018 Lindsay Kemp Claudio Barontini. Disegni e fotografie. – 2019 Claudio Barontini . New York. – 2019 Cinque Terre, i giorni della vendemmia. – 2021 Silentium Matera. – 2021 Cave Canem