Non avrei mai immaginato che così tanti capitani lericini avessero doppiato Capo Horn già nell’800. Cognomi che ritrovo ancora oggi tra i più diffusi a Lerici. Questa scoperta l’ho fatta curiosando nella pagina Facebook della Società Marittima di Mutuo Soccorso dove il presidente, Bernardo Ratti, riporta interessanti episodi di storia lericina, riguardanti nello specifico la storia della marineria e pubblicandone alcune note (ad oggi sono dieci). Bernardo Ratti da anni sta recuperando informazioni sulla marineria lericina del XIX secolo, riguardanti dati, navi, armatori ed equipaggi.  Ha spiegato che “l’800 è stato per Lerici il periodo di massimo sviluppo e benessere, tutta la popolazione era impegnata nella navigazione commerciale oceanica, con centinaia di velieri”.

Tra le note pubblicate, ho apprezzato questa che racconta di Capo Horn. «… Situato all’estremità del continente americano, luogo pauroso dal tempo quasi sempre burrascoso, il mare attraversato da pericolosi iceberg alla deriva … Tra il XIX e l’inizio del XX secolo, divenne tomba di innumerevoli velieri, tra cui anche lericini. Doppiare il Capo significa passare le latitudini oltre i 50° sud, dove i venti dall’Antartide raggiungono velocità incredibili. Venti gelidi costanti da Sud-Ovest provocano continue burrasche e, scontrandosi con le correnti oceaniche dall’Atlantico, creano onde gigantesche. I Capitani dei velieri, prima di doppiare il Capo, preparavano tutto attentamente, poiché il rischio di un errore di manovra del timoniere era altissimo. Fortissimo stress per i nostri marinai, freddo gelido, pioggia, oscurità, chi cadeva in mare non poteva essere recuperato. Turni di guardia massacranti, con vestiti zuppi anche per giorni. Tutto questo per andare a commerciare nei paesi sudamericani del Pacifico o in California. Pochi i racconti diretti di Marchese Groppallo, del lericino Domenico Biaggini.  Tanti gli armatori lericini che armarono velieri sempre più grandi alla ricerca di nuovi traffici “oltre i Capi” e altrettanti i naviganti e i velieri lericini spariti nel nulla. 

Ecco alcuni capitani lericini (la maggior parte soci della Marittima) dei grandi bastimenti oceanici di Lerici (Capitani di “Mare Afuera”), che doppiarono più volte Capo Horn, “Cavodorno”, come era storpiato:

 Domenico Bonifazio (grande nave a palo “Giacomino”),

Pietro Colotto, a cui si devono gran parte delle notizie sulla marineria lericina,

 A. Faridone (brigantino a Palo “Monte A.”),

Francesco Faridone (brigantino a palo “Aquila”),

Ernesto e Francesco Giacopello, R. e V. Gianella, Giacomo e Agostino Landini, Giobatta Muzio, A. e P. Pagano, Pietro e Angelo Ratti,

Giovanni Rolla (brigantino a palo “Drum Lauring”),

Gaetano Sturlese (247 mesi di navigazione a vela. Al comando dell’Alessandro circumnavigò la terra, commerciando in tutti i continenti, in un viaggio tornò a Lerici dopo quattro anni),

Gigino e Angiolino Sturlese, Filippo Tarabotto (padre di Francesco),

Basilio Zanelli (Grandi bastimenti oceanici lericini. Comandò la grande nave di Camogli, “Repetto”),

Federico Zanelli (“Caterina S.”)».  

E molti altri… Per la nota completa e per le altre notizie, si rimanda alla pagina FB della S.M. di Mutuo Soccorso.

 Elena Darosi