Con i video della sua vita e della sua beatificazione e a seguire gli altri articoli di Lerici In sulla Beata Itala Mela:

(Lerici in di marzo 2017: Itala Mela e i santi spezzini canonizzati o no)

(Lerici In di aprile 2017: 10 giugno: La Spezia in Cielo e in Terra con Itala Mela)

(Lerici in di maggio 2017: Il racconto del commovente miracolo della beata Itala Mela)

(Lerici in di giugno 2017: Itala Mela negli scritti che l’hanno fatta conoscere al mondo)

LA BEATIFICAZIONE DI ITALA MELA

Quatto passi sui luoghi di Itala Mela alla Spezia

(da Lerici in… di agosto 2021)

117 anni fa, esattamente il 24 agosto del 1904, nasceva alla Spezia in seno ad una famiglia di insegnanti elementari Itala Mela, che diventerà prima studentessa e poi docente di lettere al liceo classico “Lorenzo Costa” ed infine oblata benedettina, ma che oggi è considerata soprattutto come una figura da annoverare fra i più grandi mistici del Novecento, autrice di una serie di scritti che si possono configurare principalmente come la Storia di un’anima, alla maniera di quelli di santa Teresina di Lisieux, dottore della Chiesa.

Dopo un’adolescenza e una giovinezza vissute lontane dalla fede, nell’estate del ‘24 Itala ebbe la sua prima sensazione di una chiamata religiosa nella chiesa di Nostra Signora della Salute in piazza Brin.

Al 3 agosto del 1928 risale invece un’importante esperienza mistica nella chiesa di San Francesco a Pontremoli (MS) che orienterà la sua vita verso la contemplazione dell’Inabitazione trinitaria (o coabitazione, è un concetto di teologia cattolica atto a indicare una presenza particolare di Dio nell’anima di una persona – ndr).

«Tu la farai conoscere» sono le parole che si sente dire mentre è inginocchiata al confessionale e una grande luce l’avvolge, per cui sceglierà di farsi chiamare “Maria della Trinità”.

A soli 25 anni Itala dovette però interrompere gradualmente prima tutti i suoi impegni a livello nazionale nella FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), poi nel campo dell’insegnamento e infine nel suo progetto di diventare monaca benedettina di clausura nel monastero belga di Mont Vierge, a causa delle sue condizioni di salute in continuo peggioramento per una pleurite seguita da endocardite e successive ulteriori complicazioni con problemi di stomaco, calcolosi epatica, dolori cervicali, artriti e artrosi sino alle fatali embolie e paralisi.

Morirà nella sua ultima abitazione, nel palazzo al numero 1 di via del Torretto che si trova nell’angolo dove questa s’affaccia sulla piazzetta del Bastione, appartamento diventato come una cella monastica, il 29 aprile del 1957.

Iniziato il processo canonico per la sua beatificazione, nel novembre del ’76 Itala è stata nominata “serva di Dio” e nel giugno del 2017 è stata dichiarata “beata”: del fatto si è ampiamente occupato il nostro giornale (cfr. i numeri di Lerici In di aprile, maggio e giugno 2017).

La sua città non si è mai dimenticata di lei e ha costituito un ideale percorso che parte dalla cripta di Cristo Re, situata sotto i portici di via Veneto e sopra cui si staglia la cattedrale, dove dal 1984 riposano le spoglie mortali di Itala. Davanti la grande distesa di piazza Europa, in cui è avvenuta la liturgia di beatificazione.

Il 27 aprile del 2019 è stata posta una targa commemorativa sulla facciata della casa natale di Itala, al numero civico 28 di Via della Cernaia (foto sopra); poco più verso mare rispetto alla parallela gradinata della Cernaia le è stata dedicata un’altra bella scalinata che raccorda Via XXVII Marzo con Via dei Colli (foto sopra);  infine occorre non dimenticare che nel monastero benedettino di “Santa Maria del Mare” (al Castellazzo) era già stato in precedenza allestito un piccolo museo con la sua camera da letto, libri e vari oggetti d’uso personale (foto sopra).

Un’ascensione che vivamente consigliamo alla parte alta della città della Spezia, agli spazi più vicini al-l’azzurro del cielo e alla visione sconfinata di quello del mare, che può costituire, per chi lo voglia, un percorso di pellegrinaggio in questi mesi assolati, alla ricerca di una dimensione meditativa conciliata dalla bellezza della natura e dall’insegnamento spirituale di questa nostra concittadina, che era solita raccomandare a se stessa: «Niente con fretta, niente con noia, niente tanto per fare!». Ottimo consiglio che vale anche per noi.

Maria Luisa Eguez

Itala Mela e i santi spezzini canonizzati o no

(da Lerici In di marzo2917)

Nel 2017: Itala Mela sarà proclamata beata;

nel prossimo numero un articolo su di lei

Il Golfo della Spezia, oltre a essere patria di navigatori e poeti, lo è anche di santi, ma forse non tutti lo sanno.

Proviamo a ricordarne le principali figure.

Il primo è sant’Eutichiano (Luni 228 – Roma 283), papa dal 275, la cui memoria ricorre l’8 dicembre. Pare che sia stato lui ad istituire nella celebrazione liturgica il rito dell’offertorio. Provvide a dar sepoltura ai numerosi martiri della persecuzione dell’imperatore Aureliano e fu sepolto a sua volta nelle catacombe di san Callisto. Nel XVII secolo sue reliquie giunsero a Sarzana e sulla facciata della concattedrale di Santa Maria Assunta c’è una statua che lo raffigura.

All’estremità opposta del frontone troviamo un san Sergio dalla discussa identità storica, che sta però a ricordarci come il toponimo Sarzana derivi dal prediale “Sergiana”, cioè appartenente alla “gens Sergia”.

Al culmine del timpano della cattedrale c’è invece la statua di papa Niccolò V, al secolo Tomaso Parentucelli, nato a Sarzana nel 1397, che non è mai stato proclamato santo ma è ricordato come mecenate. A lui sono dedicati l’istituto superiore di scienze religiose della Spezia, il Centro di Studi umanistici fondato da Loris Jacopo Bononi nel castello di Castiglione del Terziere, la biblioteca ed il liceo classico-scientifico “Tommaso Parentucelli” di Sarzana.

Tornando ai tempi di sant’Eutichiano la figura più nota è però senz’altro quella di san Terenzio, monaco di origini scozzesi, che venne ucciso da pagani o da predoni sul greto del torrente Carriona, nei pressi di Marina di Carrara. Secondo la tradizione popolare, i giovenchi che trainavano il carro contenente il corpo di Terenzio furono lasciati liberi di dirigersi dove avessero voluto e, laddove si fossero fermati, lì sarebbe nato il culto delle sacre reliquie. Fu così che il santo martire venne venerato in due distinte località: San Terenzio al mare e San Terenzio ai monti (nel comune di Fivizzano, provincia di Massa-Carrara). Come “san Terenzio” è indicato anche il sesto vescovo di Luni, fatto che, anche se non è storicamente comprovato, è molto probabile perché i Terenzi sono una gens romana del territorio lunense.

Altro vescovo di Luni è san Ceccardo, vissuto nel IX secolo e pure lui martirizzato, sempre secondo la tradizione, mentre andava a procurarsi nelle cave di Carrara il marmo necessario al rifacimento delle chiese della piana di Luni depredate.

A cavallo fra il sesto e il settimo secolo è vissuto invece san Venerio, nato sul- l’isola Palmaria e vissuto su quella del Tino come eremita, patrono del Golfo della Spezia e dei fanalisti perché nelle notti di tempesta accendeva sull’isola dei falò a beneficio delle barche o navi in mare. Il suo corpo è conservato a Reggio Emilia, dove era stato traslato per sottrarlo agli assalti saraceni sulle nostre coste, mentre il suo capo è custodito a Spezia, nell’omonima pieve.

Sempre a cavallo fra il sesto e settimo secolo opera, questa volta in modo ben documentato, anche il vescovo di Luni san Venanzio, amico di un altro santo, il papa Gregorio Magno; nel carteggio fra i due emerge come vivace la questione ebraica.

Nata a Sarzana nel 1684 da una famiglia di commercianti c’è poi la mistica non canonizzata Maria Caterina Brondi. Come Itala Mela, di cui ci sarà quest’anno la beatificazione, Caterina avrebbe desiderato farsi monaca cappuccina, ma (cosa abbastanza rara ai suoi tempi) i progetti divini su di lei la volevano laica “nel mondo”.

Si dedicò così ai malati della sua città e a quelli prima di Genova e poi di altri centri della Toscana, fra cui Pisa dove spirò il 28 luglio 1719. Una discendente della sua famiglia, la professoressa omonima Caterina Brondi, vive tuttora alla Serra.

Della Brondi come di altre mistiche meno note della nostra diocesi (secondo i confini che questa ha avuto nelle varie epoche), delle quali non si è mai aperto un processo di canonizzazione (Maria Antonia Colle di Pontremoli, Maria Maddalena Turriani di Sarzana, Maria Caterina Orefici di Montelungo e Maria Domenica Gianrossi di Falcinello), si occupano da anni gli studi del lericino mons. Paolo Cabano.

Ben noto è invece sant’Antonio Maria Gianelli, nato il 12 aprile 1789 a Cerreta di Carro (SP), vescovo e fondatore delle “suore gianelline”, attive nell’assistenza ai poveri e alle ragazze abbandonate e poi anche come infermiere negli ospedali, fra i primi quello spezzino.

Maria Luisa Eguez

10 giugno: La Spezia in Cielo e in Terra con Itala Mela

(da Lerici in di aprile 2017)

Il 10 giugno 1940 è stato un giorno infausto per l’Europa con l’entrata in guerra dell’Italia, ma il 10 giugno 2017 sarà per La Spezia un giorno fausto perché in piazza Europa il salesiano cardinal Angelo Amato, prefetto della congregazione per le Cause dei Santi, proclamerà beata Itala Mela (nella foto sopra), le cui spoglie riposano nella cripta della cattedrale di Cristo Re.

È un traguardo importante, che coinvolge tutta la città; eppure sono ancora in molti quelli che non conoscono Itala e la sua storia. Se dovessimo definirla con un appellativo forse il più indicato sarebbe “la santa degli atei” e questo la rende particolarmente vicina agli uomini del nostro tempo.

Itala è nata a Spezia il 28 agosto 1904. I suoi genitori erano due insegnanti elementari, di origine genovese la madre Luigia e pisana il padre Pasquino; agnostica la madre, ateo il padre. Nel Novecento Spezia è una città tumultuosa, cresciuta assieme all’Arsenale Militare, pullulante di anticlericali e massoni, socialisti e anarchici, fascisti della prima ora o saltati sul carro al- l’ultimo momento.

Itala, soprannominata in famiglia Talù, si rivela subito brillante negli studi e frequenta con profitto il liceo ginnasio “Loren- zo Costa”. Nel ’20 le muore, per una tubercolosi intestinale, il fratellino Enrico di dieci anni e questo la conferma nell’ateismo.

A diciotto anni si iscrive alla facoltà di lettere dell’università di Genova e prende alloggio con altre sue amiche dalle suore di Nostra Signora della Purificazione. Dopo la sua conversione entra a far parte della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI) e ne diventa consigliera nazionale. Si laurea nel ’26 con una tesi su L’epistolografia cristiana e san Cipriano.

Decide quindi di diventare benedettina nel monastero belga “Marie Vierge”, a Népion sur Meuse. Nell’attesa di esservi ammessa comincia a insegnare a Pontremoli dove, nel ’28, ha la sua prima esperienza mistica. Poi vince una cattedra a Palermo, ma i suoi genitori tanto brigano a sua insaputa che riescono a farla spedire a Milano; è senz’altro più vicina a Spezia, ma il clima lombardo le sarà fatale: si ammala di pleurite complicata da una endocardite.

Per la malattia Itala vede sfumare il sogno di diventare monaca, ma non si arrende e nel ’31 diventa oblata benedettina per l’abbazia di San Paolo fuori le Mura a Roma. Il suo direttore spirituale monsignor Bernareggi, prevosto di San Vittore e poi vescovo di Bergamo, la rimanda alla Spezia. L’11 giugno 1933 Itala, col nome di Maria della Trinità, pronuncia un voto impegnandosi a fare dell’Inabitazione trinitaria nella propria anima il centro della sua esistenza.

Intanto, per il suo stato di salute, l’insegnamento, prima all’istituto tecnico e poi al liceo classico, è discontinuo: ai problemi di polmoni e cuore si sono aggiunti quelli del fegato, dell’artrosi e della sciatica. Ultima sopraggiunge una paralisi progressiva.

La cura un compagno dei tempi dell’università di Genova, don Luigi Pelloux, medico oltre che prete.

Mentre infuria la seconda guerra mondiale, nel 1943, Itala subisce un intervento chirurgico. Con la famiglia è poi costretta a sfollare prima a Camogli, poi a Barbarasco, infine al Groppo.

Essendo stata costretta ad abbandonare la scuola pubblica nel ’39 senza aver maturato il diritto a una pensione, impartisce lezioni private per ricevere in cambio qualche genere alimentare: cerca così di non pesare troppo sul bilancio familiare. Rientrata a Spezia nell’estate del ’45, le viene chiesto di accettare la presidenza diocesana dei laureati cattolici, dato il momento così delicato per la ricostruzione della società dopo la bufera della guerra.

Comincia così a organizzare conferenze, corsi, ritiri spirituali senza lasciare la sua cameretta di ammalata, che è diventata una cella monastica, sino a quel 25 aprile 1957 in cui si compie il suo passaggio nel Regno dei Cieli (continua).

Maria Luisa Eguez

LA VITA DI ITALA MELA

Il racconto del commovente miracolo della beata Itala

(da Lerici in di maggio 2017)

La Chiesa, per proclamare un cristiano beato, richiede l’accertamento di almeno un miracolo e noi abbiamo voluto scoprire il volto del miracolo per il quale alla Spezia il 10 giugno verrà proclamata beata Itala Mela; questo volto è quel-lo di una bellissima diciottenne, brillante studentessa al li-ceo “Lorenzo Costa” della Spezia, sportiva, con l’aspirazione a seguire le orme di famiglia e diventare anche lei un bravo medico come nonno, papà e mamma.

È il lieto fine di una tragedia in cui lei, la protagonista, Erminia Bertoli, è praticamente nata morta; per lei hanno pregato le clarisse della clausura di Sarzana ed il miracolo, nell’eccezionalità del caso, è stato riconosciuto anche da medici atei.

Come sono andati i fatti ce lo ha raccontato direttamente la madre, la dottoressa Francesca Colombani Bertoli.

Il marito, il primario cardiologo Daniele Bertoli, e lei, che di professione fa la pediatra, hanno già una bambina di quasi tre anni, Eugenia, nata con parto cesareo. Quando questa seconda gravidanza arriva al settimo mese cominciano per Francesca delle emorragie per cui, all’alba dell’8 febbraio 1999, deve essere ricoverata d’urgenza in ospedale a Sarzana.

Il primario ginecologo, dottor Bernardini, è rientrato per caso con due giorni di anticipo dalle sue ferie in montagna ed accorre subito.

Nella prospettiva di un altro taglio cesareo, viene chiamato anche un secondo anestesista, oltre a quello che sta già prestando servizio. Francesca, a cui è stata praticata l’anestesia epidurale, è in preda ad una nuova, forte emorragia.

I ritmi d’intervento dell’équipe diventano frenetici e la dottoressa Bertoli, a cui sono stati praticati non uno ma due tagli perché la nascitura è posizionata molto in alto, ha la percezione di “uno straccetto grigio” che viene tirato su in alto, sopra la sua testa. Vede impallidire il marito, il primario, i due anestesisti.

La bambina, quello “straccet-to grigio”, non dà alcun segno di vita. Nella scala da zero a dieci relativa alla vitalità, l’indice è pari a zero. In questi casi si prova a rianimare per dieci minuti: se non c’è alcuna reazione, secondo il protocollo americano si interrompono le manovre perché o il paziente è inequivocabilmente morto o, se sopravvive, rimarrà per sempre ad uno stadio puramente vegetativo. Dopo dieci minuti per la neonata il valore continua ad essere pari a zero. Ma la rianimazione continua ed improvvisamente i parametri schizzano a sette.

Nel frattempo è successo qualcosa di cui i Bertoli verranno a conoscenza soltanto successivamente.

Qualcuno restato anonimo, forse un’infermiera, dal- l’ospedale telefona al monastero di clausura. Le suore stanno recandosi in cappella per le lodi. L’ultima della fila sente squillare il telefono ed intuisce che deve andare a rispondere.

La voce chiede preghiere per il dramma che si sta in quel momento svolgendo in sala operatoria. Le suore pregano e chiedono l’intercessione di Itala Mela.

In quei momenti «Io ho sentito una grandissima pace che mi avvolgeva tutta» racconta la dottoressa Bertoli, «la presenza luminosa dell’amore divino. Per questo, quando mesi dopo abbiamo fatto battezzare la nostra bambina, oltre ad Erminia, abbiamo voluto chia-marla anche Luminosa Beata».

Tutto comincia ad andare per il verso giusto: trovare una vena sottilissima in un neonato così piccolo, perché prematuro e senza battito è un’impresa quasi disperata ma all’anestesista riesce. Erminia viene trasportata al Gaslini di Genova dove deve essere trattata con mas-sicce dosi di barbiturici.

Per quasi tre anni la bambina è ipotonica e non si può stabilire con certezza se questo sia dovuto all’effetto dei barbiturici ancora da smaltire o a danni cerebrali irreparabili.

Il nonno Mario, il più famoso pediatra della città, quello per cui non sono mai esistite domeniche o feste comandate senza che si fosse precipitato al capezzale di qualche piccolo paziente, quello che ha salito tutte le scale dei palazzi del centro e di periferia, quello che per quasi mezzo secolo è stato un punto di riferimento d’intere generazioni di spezzini, che ha curato migliaia di bambini, che ne ha salvato centinaia, alla sera prende in braccio la nipotina e non nasconde le lacrime che gli rigano il volto.

Poi a Milano le prime constatazioni: i parametri per la ripresa della bimba ci sono tutti. Erminia esce dal suo bozzolo e diventa una splendida farfalla. «Nomen omen», dicevano i romani e lei diventa proprio come i suoi nomi: luminosa, beata.

E “beata” per questo segno dal Cielo diventerà allora anche Itala, che con i medici e le malattie ha dovuto convivere per tutta la sua vita terrena.

Comincia la raccolta delle testimonianza e della documentazione medica, hanno luogo i colloqui fra i testimoni, i genitori, i postulatori della causa, gli inquirenti romani fino alla promulgazione del decreto della congregazione per le cause dei santi.

Maria Luisa Eguez

Itala Mela negli scritti che l’hanno fatta conoscere al mondo

(da Lerici In di giugno 2017)

Una vita, quella di Itala Mela, come abbiamo potuto vedere nel numero di aprile di Lerici In, apparentemente inutile, fallita. Eppure questa mistica spezzina dalla sua cameretta di via del Torretto è stata un faro di luce per chi l’andava a trovare o corrispondeva per lettera con lei. Tra le personalità che l’hanno conosciuta, amata e fatta scoprire in tutto il mondo ci sono: il cardinale Ildefonso Schuster, arcivescovo e uomo di pace in una Milano occupata dai nazisti, che sarà beatificato nel 1996 da Giovanni Paolo II; il cardinale Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI che, da papa, continuerà a spronare la curia vescovile spezzina per la causa di beatificazione di Itala; il sindaco di Firenze Giorgio La Pira; il poeta don Divo Barsotti; padre Agostino Gemelli, fondatore dell’Università Cattolica di Milano; monsignor Dino Ricchetti che sarà l’ultimo suo confessore, il primo postulatore della causa di beatificazione e l’autore di “Amore supernae caritatis inclusa. La Serva di Dio Itala Mela” (Parma, 1974); monsignor Guido Chella, storico parroco di Pitelli e docente del liceo classico “Lorenzo Costa”, che raccolse tutti gli scritti di Itala e le testimonianze su di lei; monsignor Franco Ricciardi, parroco di Lerici e assistente spirituale del seminario vescovile a Sarzana; don Gianluigi Bagnasco, parroco di San Terenzo e dopo di Levanto, altro postulatore e autore del volume “Maria della Trinità – Profilo spirituale di Itala Mela (Editrice Vaticana, 2007); e poi intellettuali, professionisti, dirigenti e uomini politici di varie parti d’Italia.

Prima biografa della mistica spezzina è stata l’amica e collega Dora Lucciardi che le ha dedicato due opere: “Itala Mela nella sua esperienza e nei suoi scritti” (Roma, 1963) e “Itala Mela, una vita nella luce della Trinità” (Roma, 1983). Altri contributi importanti sono stati, sempre nell’83, un’opera antologica di autori vari intitolata “Nel dialogo delle tre Persone” e nel 2002 “Corpo e Spirito, Trasparenza di Dio” di M. Gregoria Arzani. Su di lei ha scritto un saggio intitolato “Itala Mela. Mistica e oblata benedettina” l’abate don Luigi Crippa.

Itala ha lasciato un’immensa mole di pagine scritte, che ne connotano la spiritualità, su quaderni in gran parte ancora inediti e conservati presso l’istituto di scienze religiose “Niccolò V” di Via Malaspina. Basti pensare che, per iniziare il processo di beatificazione, sono stati raccolti ben quarantadue volumi di lettere, appunti, meditazioni. A tutto questo materiale va aggiunto il carteggio distrutto dai destinatari o perso a causa degli eventi bellici.

La casa editrice Mondadori ha pubblicato una selezione dei suoi scritti in un volume intitolato “Amare l’amore” (’98), la Piemme è uscita l’anno successivo con “In un mare di Luce. Scritti mistici” e l’Editrice Vaticana “Quo tu non vis (Dove tu non vuoi). Itinerario spirituale” (2002).

Per gli USA Susan Wilson ha redatto il volume “The Spiritual Experience of Itala Mela: A Life Incandescently Immersed in the Trinity” (ed. Dodici Stelle, 2015), la cui edizione italiana è opera di don Aldo Piccinelli (“L’esperienza spirituale di Itala Mela: Una vita di incandescente immersione nella Trinità”, Roma, 1991). Per quanto riguarda la sottoscritta, io ne ho parlato per la prima volta sul n. 116 (nov./dic. 1984) di “Silarus” (Battipaglia, Salerno) e a Itala ho dedicato anche un capitolo di “Santità al femminile” (ed. Paoline, Milano, 2013). Nel 1976 Maria della Trinità è stata dichiarata “serva di Dio”.

I suoi documenti, gli arredi della sua cameretta, gli oggetti della sua vita quotidiana sono andati a costituire il museo a lei dedicato nel monastero benedettino da lei fortemente desiderato di “Santa Maria del Mare”, che ora domina tutto il Golfo dal Castellazzo, dopo aver avuto la sua prima sede a Marinasco, la più antica pieve della nostra diocesi. Sopra il letto di Itala il cardinal Schuster ha voluto che fosse appoggiata la sua talare. Il 12 giugno 2014 Maria della Trinità è stata dichiarata “vene-rabile” ed il 14 dicembre 2015 papa Francesco ha ricevuto in udienza privata il cardinale mons. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, per autorizzarlo alla promulgazione di alcuni decreti, tra i quali quello relativo al miracolo, di cui abbiamo parlato lo scorso mese, attribuito all’intercessione della mistica spezzina.

Maria Luisa Eguez