(da Lerici In di maggio 2025)

Undici mesi di allenamenti bruciati in undici minuti percorrendo un rettilineo di cinquecento metri e girando per tre volte attorno ad una boa. Al termine dei duemila metri ad attendere il vincitore c’è solo un pezzo di stoffa. Sembra poco ma per conquistarlo, da un secolo, i migliori vogatori del Golfo si ritrovano la prima domenica d’agosto davanti alla passeggiata Morin.
Col sogno di conquistare il Palio arrivano da tredici tra paesi e quartieri: dal comune di Lerici si presentano Tellaro, Lerici, Venere Azzurra, San Terenzo e Muggiano, mentre Portovenere, Le Grazie e Fezzano giungono da quello di Porto Venere e dal capoluogo si presentano La Spezia Centro, Cadimare, Marola, Canaletto e Fossamastra. Il 6 agosto saranno lì per la centesima volta con la stessa voglia e la stessa determinazione delle origini.
Nato da sfide estemporanee al rientro da battute di pesca e poi ospitato in feste patronali, il Palio è figlio della cultura marinara del Golfo e ancora oggi ha il pregio di tener vivo il tessuto sociale. La gara rappresenta solo la punta di un iceberg.
A rendere straordinaria la manifestazione è il ruolo assegnato ai tifosi che non si limitano a incitare ma danno vita loro stessi ad una gara nella gara.
Il venerdì precedente la sfida gli atleti cedono infatti ai tifosi il ruolo di protagonisti. Sono i borgatari a gareggiare sfidando i rivali degli altri paesi e mettendo in scena una sfilata nelle vie del centro della Spezia con sontuose coreografie allestite da donne che cuciono abiti e uomini che costruiscono carri con l’intento di conquistare la vittoria in questa speciale classifica.
La domenica poi tutti a seguire una gara unica nel panorama nazionale: quattro vogatori e un timoniere che si dannano l’anima su barche di legno progettate quasi novant’anni fa e rimaste inalterate nelle dimensioni impegnati su un campo di gara che per essere affrontato non necessita solo di forza fisica ma anche di padronanza del remo nell’affronta-re i giri di boa.
La manifestazione rappresenta un fortunato mix tra folclore e agonismo. Nel tempo la gara ha cambiato pelle: agli albori si sfidavano pescatori e muscolai, gente che il remo lo maneggiava tutti i giorni e non aveva bisogno di allenarsi; oggi invece sono atleti con mesi di preparazione alle spalle. Il passaggio da appuntamento folcloristico a momento agonistico però non ha tradito i valori né fatto calare la passione delle tifoserie. C’erano trentamila persone a vedere la gara nel 1932 ed erano sempre decine di migliaia ad assistere all’edizione dello scorso anno.
C’è un’altra caratteristica alla base del successo del Palio: la disfida remiera è nata dalla rivalità tra borghi. Se bastasse l’antagonis-mo, però, tutti i golfi italiani avrebbero il loro Palio. Non è così perché la manifestazione spezzina ha potuto contare su una serie di fortunate coincidenze, a partire da una che è genetica: lo sviluppo demografico della città che, con la costruzione del- l’Arsenale, ha fatto salire i residenti dai dodicimila del 1861 ai novantamila del 1921 con decine di migliaia di persone provenienti da tutta Italia, richiamate dalle opportunità di lavoro.
Separate da una babele di dialetti avevano un solo denominatore comune rappresentato dal mare e a promuovere un’occasione di incontro è stata in prima battuta la Lega Navale che in città ha fondato certamente la seconda sezione in Italia, forse addirittura la prima. È stata proprio l’associazione che ha tra gli scopi sociali la promozione della cultura e la diffusione degli sport marinari ad organizzare, a partire dal 1920, la Festa del Mare, un’intera giornata di gare a vela, nuoto e remi al cui interno era ospitata la regata.
Il Palio dunque non evento calato dall’alto ma con le radici ben piantate nel tessuto economico, sociale e culturale del Golfo.
Le prime edizioni si correvano con barche da pesca e da lì è partita la sfida progettuale tra i maestri d’ascia dei vari borghi impegnati a coniugare in un unico scafo due usi molto diversi: la gara e il lavoro. Anno dopo anno gli scafi si sono evoluti con soluzioni sempre più sofisticate fino a quando, nel 1934, tre fratelli di Cadimare non hanno costruito uno scafo destinato solo alla corsa. Si chiamavano Albino, Guido e Ugo Faggioni e quella barca ha fatto da prototipo alle attuali ed ancora oggi il Palio si corre su scafi speciali le cui misure rispettano quelle della barca costruita quasi novant’anni fa.
A far diventare centrale il Palio sono stati la passione dei borgatari e soprattutto un uomo, Angelo Majoli. È stato lui, veronese classe 1883, a prendere per mano la gara facendola diventare e anno dopo anno il clou della Festa del Mare che nei decenni ha cambiato volto e da sessant’anni propone una gara riservata alla categoria juniores e da quasi trenta una anche per la categoria femminile.
Quest’anno la grande festa si riproporrà il 6 agosto e a chiuderla, la sera, sarà il consueto spettacolo pirotecnico. Per celebrare i Cent’anni della gara arriveranno anche lo splendido veliero Amerigo Vespucci e la pattuglia acrobatica delle Frecce Tricolori. Due prestigiose presenze per festeggiare la disfida remiera alla quale, su incarico dell’assessore del Comune della Spezia, l’onorevole Maria Grazia Frijia, e del Comitato delle borgate presieduto dal muggianese Massimo Gianello, sarà anche dedicato un libro che sto scrivendo assieme alla collega Selene Ricco e a Roberto Besana. Duecento pagine e centinaia di fotografie nelle quali verrà raccontata e ampiamente illustrata la storia della manifestazione con capitoli dedicati alle singole borgate.
Riccardo Bonvicini