(da Lerici In di febbraio 2022)

Confiteor si divide in due unità distinte: Indagine In-Completa e Indagine Ultimata

   La memoria collettiva è costituita da quelle singole che si riconoscono fra di loro. Così l’Unitre di Lerici celebra il GIORNO della MEMORIA 2022 con la voce di una testimone, Franca Gambino, che racconta la propria storia di bambina fatta oggetto dell’attenzione da parte delle Leggi Razziali interconnettendola con cinque brani da lei cantati e commentati, su accompagnamento musicale di Paolo Zuccotti, che rispecchiano i suoi sentimenti e le emozioni di allora: Vilna City of Spirit and Innocence, Dire Gelt, Tumbalalaika, Bei Mir Bist Du Schoen ed Evenu Shalom Alejem. È questo il fil rouge che decodifica il suo libro autobiografico Confiteor presentato da M. Luisa Eguez.

Il verbo latino confĭteŏr ha due accezioni fondamentali: come intransitivo ha valore di “confessare, rivelare” e come transitivo di “professare la propria fede, confidare (in Dio)”.

Entrambi i significati sono assunti nella narrazione autobiografica Confiteor (edizioni IF Press, Frosinone 2012) della nostra collaboratrice Franca Gambino. Il libro, frutto di un lavoro ventennale d’introspe-zione, si divide in due unità distinte già edite in precedenza, fra il 2004 e il 2011, rispettivamente come Indagine In-Completa e Indagine Ultimata. Nell’opera l’Autrice ripercorre il cammino della propria vita, scavandovi dentro; l’etimologia della parola “indagine” indica appunto un “condurre, agere, dentro, in”, in termini venatori con riferimento alla selvaggina spinta in un recinto, quindi un mettere (o, nel nostro caso, un mettersi volontariamente) con le spalle al muro.

La prima parte è un racconto a partire sì dai puri dati biografici ma già visti al riverbero di una sensibilità in ricerca di chiavi interpretative, di collegamenti e significati più profondi. Essenziale quindi chiudere il cerchio, superare il parallelismo eros e thanatos, ultimare l’opera di scavo e portare finalmente alla luce il proprio tesoro consistente nella presenza luminosa di un amore eterno che, come tale, “buca” e oltrepassa le tenebre della morte.

L’infanzia è sempre il punto nodale d’ogni esistenza e quella di Franca è all’insegna di una Genova insanguinata dal secondo conflitto mondiale e per di più segnata dalle persecuzioni per la sua famiglia, perché uno dei suoi nonni, di cognome Sacerdote, era ebreo (“Sacerdote” è la traduzione italiana dell’ebraico “Cohen”) e quindi anche lei, sua madre, suo zio Raffaele e i cugini erano tutti quanti marchiati con le stigmate roventi delle famigerate Leggi razziali.

«Noi siamo alla mercé di tutti e di nessuno, anche questo ho imparato» scrive. «Nessuno ha notizie sull’andamento della guerra, su come finirà, su quale potrà essere il nostro destino. Una cosa sola mi appare chiara e inequivocabile: in questo mondo io non ho certamente lo stesso diritto di esistere che hanno tutti gli altri. Forse in un mondo diverso questo diritto mi verrà finalmente dato, però non so se ci sarà mai un mondo diverso» (p. 38).

A guerra finita, i sopravvissuti tentano di riconquistare faticosamente un po’ di serenità. Per Franca sono gli anni degli studi classici e musicali, del magistero,  dell’affacciarsi alla vita sentimentale. E poi del trasferimento a Milano, del lavoro in una casa editrice importante, del matrimonio e del suo successivo fallimento, della nascita nel frattempo dei tre figli. Ma sono anche gli anni di una grande crisi esistenziale per cui Franca deve combattere contro i fantasmi della morte che l’hanno segnata così pesantemente sin da bambina.

Fino alla fuga da se stessa, dal proprio malessere e l’approdo in un monastero svedese dell’ordine denominato “del Santissimo Salvatore di santa Brigida”, le cui suore, presenti tuttora in Italia a Roma e Assisi e dette popolarmente “brigidine”, hanno quel caratteristico copricapo ad elmetto che ne risalta il temperamento battagliero, quasi da valchirie.

A Birgittahemmet si rafforza il legame spirituale di Franca con i due grandi mistici castigliani, santa Teresa d’Avila e san Giovanni della Croce, verso cui lei si è sempre sentita attratta forse anche per amore della sua abuelita, d’origine appunto spagnola; e sempre in Svezia Franca diventa un’oblata brigidina.

La seconda parte del libro, cioè l’Indagine Ultimata, è dedicata a Johnny Cash, uno dei rari cantanti ad avere venduto più di novanta milioni di dischi e allo stesso tempo essere rimasto una figura atipica nella musica popolare statunitense. Il perché di tale predilezione non è difficile da intuire: nonostante la vita travagliata questo artista ha sempre confessato la propria fede nel Signore. Vite parallele dunque, anche se dissimili, caratterizzate però da un comun denominatore: Johnny Cash e Franca Gambino hanno sempre cercato disperatamente Dio, hanno scandagliato per questo gli abissi delle proprie anime, si sono “scorticati” in questa loro ricerca e appassionatamente l’hanno cantata.

A questa seconda Indagine l’Autrice ha dato pertanto un taglio stilistico diverso rispetto alla prima, molto più colloquiale perché questo suo nuovo raccontare non riguarda tanto una cronologia esteriore quanto quella interiore, che viene formulata dalla scrittrice attraverso lettere al suo confessore, a cui parla del fuoco interiore che sperimenta.

«Che cosa posso farci Padre carissimo, se finisco sempre per divagare soprattutto quando voglio cercare di descrivere le fiamme d’amore? Eh sì, perché proprio di qualcosa che somiglia alle fiamme si tratta» scrive. E aggiunge alle pagine 266 e 267: «Non credo che si possa avere fede veramente senza sentire questo fuoco in sé, questa certezza inspiegabile che L’AMORE ESISTE… e che è una persona vera, che chiamiamo in tanti modi, noi umani […]. Non so parlare del Fuoco che sento, lo vedi bene, caro Padre, senza andar subito a parlare di Lui, il Nazareno […]. Insomma, quel che volevo dire a proposito del fuoco era che il “sentimento” ha una grandissima parte nel cammino dell’anima!

Non il “sentimentalismo” che oscilla di qua e di là verso i più strani oggetti, ma la coscienza dell’essere come “abitati” da un desiderio inestinguibile del’amore come unica vera felicità e fonte di vita. Io penso che chi cerca l’amore scavando tenacemente in sé con lo spirito di verità non può non trovarlo. Perché l’Amore cede sempre alla fine alle richieste di chi persiste nell’inseguirlo con animo sincero…».

La storia di un’anima denudatasi per mettere la propria esperienza al servizio di chiunque sia alla ricerca del senso della vita e del suo oltre.

Maria Luisa Eguez

(Canzone hiddish, per il Concerto UNITRE del 26 Gennaio 2022)