Don Calisto De Marchi

(da Lerici In… di maggio 2010)


Don Calisto De Marchi (nella foto) nacque a San Terenzo il 16 febbraio 1802. Studente di medicina sino al quarto anno, abbandonò gli studi per prendere gli ordini sacerdotali, forse per meglio nascondere la sua attività patriottica. Fu infatti un fervente mazziniano iscritto alla “Giovine Italia”. Contribuì all’Unità d’Italia con altri sacerdoti patrioti della nostra zona, quali Don Luigi D’Isengard della Spezia, Don Gerolamo Carpanini di Lerici, Don Chiodo e Don Carlo Chiocca di Sarzana, Don Antonio Maria Montrebruni e Don Nicolò Moro di Riomaggiore. Fu parroco di Monte Marcello, dal 1848 al gennaio 1858 e quindi parroco di San Terenzo fino alla morte avvenuta il 22 febbraio del 1878. Di lui si racconta che riuscisse a sfuggire alle indagini della polizia, che lo teneva sotto controllo per le sue note idee rivoluzionarie, nascondendo i messaggi dei patrioti fra le travi della canonica e anche nel tabernacolo. Amico di Felice Orsini (che morirà ghigliottinato dopo il
fallito attentato a Napoleone III del 14 gennaio 1858; l’attentato provocò una carneficina, con 12 morti e 156 feriti, ma Napoleone III protetto dalla carrozza blindata rimase illeso), don Calisto lo aiutò nel tentativo di far insorgere la Lunigiana (1853-1856) e collaborò ad uno sbarco di armi tra Punta Corvo e Punta Bianca, dando il segnale di via libera con una pistola. Felice Orsini infatti, proveniente da Genova via mare con uomini e armi, non avendo trovato nessuno a Marina di Carrara ad aspettarlo, fu costretto a tornare indietro a Punta Corvo, mentre lui si dirigeva a S. Terenzo per cercare rinforzi e consiglio. Nel frattempo però i cospiratori che si erano nascosti tra gli uliveti venivano arrestati su denuncia di un pescatore che li aveva scambiati per contrabbandieri. Mancanza di organizzazione e poca conoscenza del luogo, che brulicava di uomini e navi per i lavori di posa in opera del cavo sottomarino tra Bocca di Magra e la Corsica, provocarono il fallimento dell’impresa (1854).
Della sua attività a S. Terenzo si racconta un curioso aneddoto riferito da Giovanni Cabani su sue ricerche d’archivio. Esistevano due famiglie emergenti i Gatti di idee liberali e i Ratti conservatori e contro l’unità d’Italia. Durante una predica disse: “Benedite, o Signore, i contadini perché le loro fatiche siano remunerate da abbondante raccolto, benedite i pescatori perché possano tirare le reti piene di pesci, benedite i marinai perché possano affrontare le tempeste e tornare alle loro case ed infine, o Signore, benedite tutti i gatti perché abbiano a mangiare tutti i ratti”. Era riuscito così a benedire anche i patrioti. Monte Marcello (nel Comune di Ameglia) e non San Terenzo, ha dedicato una via a questo sacerdote e patriota che onorò il territorio di Lerici.

Sergio Tassoni e Sandro Fascinelli