(da Lerici in… di agosto 2021)

Le principali date della storia di Lerici sul libro di Agostino Falconi
 

Già si è ricordato che Agostino Falconi, primo storico moderno del Golfo, scrisse il libretto “Effemeridi” per dire dell’avvenimento più importate successo nel corso dei secoli in ciascun giorno del mese di gennaio.

La domenica 26 di quel mese, dell’anno di grazia 1421 (quindi appena poco più di sei secoli fa), venne venduta la terra di Lerici con annessi e connessi, cioè fu ceduto con il borgo anche il castello con il porto.

L’acquirente era Borso d’Este, primo Duca di Modena, che sborsò seimila fiorini d’oro di Camera (riferendosi a quella Apostolica, moneta vaticana, andava scritta con lettera maiuscola) alla legittima proprietaria, la Serenissima Repubblica di Genova, il cui Consiglio d’Amministrazione era al momento retto da Ludovico Fregoso che era quasi alla conclusione del secondo dei suoi tre dogati.

Siccome, una clausola del contratto prevedeva che la Lanterna potesse tornare entro un biennio nella sua proprietà, viene da chiedersi per quale motivo reale si fosse concluso un simile accordo che prevedeva un bel- l’esborso di palanche per ottenere un bene che già nel- l’obbligazione si prevedeva non duraturo. Il motivo ce lo spiega esaurientemente una clausola successiva che specifica che il Duca aveva il diritto di estrarre quanto sale servisse a Modena ed a Reggio senza pagare alcuna tassa. Noi spesso crediamo che Lerici fosse importante in quegli anni là per il suo scalo portuale che era rinomato sin da quando costituiva l’approdo di Trebbiano,

Dimentichiamo, tuttavia, quanto fosse fondamentale per la conservazione degli alimenti il sale in tempi in cui non esistevano ancora i frigoriferi. Con quella materia prima si pagava chi prestava un servizio (salario) e una merce di alto prezzo, pur sciapa, era egualmente salata. Genova non permise ad alcuna delle terre a lei soggette di esercitare attività connesse al mare per eliminare ogni possibilità di concorrenza.

Solo concesse alla Spezia (e a Savona) la facoltà di produrre sale marino, una materia prima così importante che proibirne la produzione sarebbe stato atto di puro autolesionismo.

Giusto a questa concessione alcuni fecero risalire il nome di Spezia proprio al fatto che qui si veniva a fare la spesa, ovviamente di sale. Tuttavia, riguardo al contratto di Borso e Fregoso, Falconi conclude che probabilmente l’esercizio dell’estrazione non fu mai attuato in quanto nei documenti dell’epoca non c’è notizia di alcuna attività del genere.

Alberto Scaramuccia