con Alice Marble, spia e tennista, precorritrice solitaria dei pantaloncini

(da Lerici in di ottobre e novembre 2020)

Quest’anno festeggiamo il cinquantesimo anniversario del capo d’abbigliamento più chiacchierato da sempre, gli shorts. Il 30 settembre 1970, il quotidiano americano della moda Women’s Wear Daily pubblicó un articolo che lanciò definitivamente i pantaloncini “micro” sul mercato mondiale con il nome di hot pants. In realtà (gli shorts) furono utilizzati già negli Anni Trenta dalla tennista americana Alice Marble (foto sotto) che li trovava molto comodi durante le sue performance.

A quell’epoca i pantaloncini erano molto più lunghi, ne avevamo parlato già in un articolo di Lerici In nel luglio 2014, addirittura sulle spiagge di Washington in America c’era un controllore che ne misurava (con il centimetro) la lunghezza: dalle ginocchia in su non si doveva superare i 15 cm di coscia visibile (foto sopra).

Dopo gli Anni Settanta gli shorts diventarono sempre più corti e aderenti, basti pensare alle attrici del calibro di Sofia Loren, Brigitte Bardot e Silvana Mangano per citarne alcune, che li indossavano con molta disinvoltura e senza pudore, avendo anche un fisico che glielo consentiva.

Oggi sono diventati un must have nell’armadio di molte donne, sono comodi e freschi d’estate, con loro ogni posizione di movimento è consentita, mentre la gonna è meno pratica e, in alcuni casi, anche scomoda.

Ma quando si possono indossare? Naturalmente dipende sempre da diversi fattori, primo di tutto il luogo, al mare è più frequente l’utilizzo rispetto alla città; spesso si pensa che sia un capo prettamente da spiaggia ma negli ultimi anni questo pensiero è un po’ cambiato, ora si usano ovunque anche nel tempo libero, soprattutto per la loro praticità. La scelta dei modelli è molto vasta, in base alla corporatura si acquistano quelli più adatti.

Per la maggiore vanno sempre di tessuto jeans sia chiaro che scuro, a vita alta, elasticizzati e abbastanza aderenti. In alternativa ci sono quelli più larghi con tessuti trattati e sfrangiati: chi li adora, nell’armadio, ne ha più di uno. Il pantaloncino non ha età ma bisogna avere anche la coscienza di guardarsi allo specchio e chiedersi: mi stanno bene?

Non si deve per forza avere un fisico da pin up per poterli portare, ovviamente sta anche al buon gusto e alla fisicità di ogni donna, che si deve sentire libera di vestire come vuole, anche con qualche chiletto in più, magari indossando un genere più largo e lungo.

Purtroppo la società impone un certo canone di bellezza, ma nessuna donna si deve sentire mai inferiore a un’altra. Per questo motivo guardare i social e le foto di modelle e pseudo influencer con apparenti fisici perfetti senza alcun difetto, può creare scarsa autostima nella donna media. Dobbiamo ricordare che spesso le foto non rispecchiano la persona reale, al 99% sono tutte photoshoppate (gergo del web) con filtri di ogni tipo: ciò significa che indiscutibilmente tutte alle fine hanno i loro difetti.

Gli stilisti li propongono ogni anno anche nelle collezioni autunno/inverno ma noi sinceramente li vediamo più come un capo prettamente estivo, vederli indossati con calze e calzettoni non ci fa lo stesso effetto, volete mettere vederli a pelle nuda con l’abbronzatura?

L’estate purtroppo è finita e la maggior parte delle donne li ha già riposti ma li tiene pronti per poterli indossare di nuovo il prossimo anno.

Alice Marble spia e tennista con i calzoncini corti

Nell’articolo sui 50 anni degli shorts, abbiamo parlato della tennista Alice Marble che, per prima negli Anni ‘30, anticipò l’uso di questo indumento. La storia della sua vita, che ci ha affascinato e che vogliamo condividere con voi, è raccontata nella sua autobiografia “Courting Danger” (foto sotto).

Alice Marble, californiana nata nel 1913, campionessa Slam fra gli Anni ’30 e ’40, non è stata solo una tennista eccezionale, è stata anche una spia e una paladina contro le disuguaglianze razziali (per i profani di tennis: lo Slam indica la vittoria consecutiva dei quattro tornei più importanti al mondo: l’Australian Open, il Roland Garros, il torneo di Wimbledon e lo US Open). Vinse il suo primo Slam nel 1936 e restò prima nel ranking del tennis sino al 1940. Nel 1939 e nel 1940 dall’Associated Press fu nominata “Atleta dell’anno”. Alice, come si è detto, fu la prima giocatrice a prediligere gli shorts alla gonna.

All’avvento della Seconda Guerra Mondiale lasciò il tennis competitivo dedicandosi all’insegnamento e… alla sua prima storia d’amore con l’affascinante banchiere svizzero Hans Teach finita prematuramente quan-do Hans le chiese di abbandonare il tennis. Nel 1942 sposa il pilota Joe Crowley  morto poi in guerra in un’azione sopra la Germania. Fu in questo periodo che s’impegnò in missioni di spionaggio per conto dell’OSS (la CIA del dopoguerra), usando il tennis come copertura.

In una missione le fu chiesto di andare in Svizzera per riallacciare la sua relazione con Hans, il suo ex fidanzato, sospettato di aiutare dei gerarchi nazisti a nascondere i loro tesori. Hans, ancora innamorato, saputo della sua venuta, la contattò e lei si trasferì nel suo castello. Una sera lui ubriaco le disse non solo del tesoro nel suo caveau ma anche dove nascondesse la chiave.

Appena trovata l’occasione lei s’intrufolò nel caveau fotografando gli oggetti e i registri ma fu scoperta e inseguita. Ci scappò anche una sparatoria, fu colpita alla schiena ma riuscì a fuggire e a denunciare i responsabili, che finirono tutti sotto processo a Norimberga.

Tanto per non farsi mancare nulla, alla fine della guerra si dedicò alla causa dell’integrazione razziale nel tennis, battendosi con tutte le sue forze affinché Althea Gibson, tennista nera, potesse giocare agli Slam.

Scrisse sui giornali: “Se il tennis è uno sport per gentiluomini e gentildonne è il momento d’iniziare a comportarci come tali e non da ipocriti bigotti. Se le venisse rifiutata l’occasione di trionfare o di fallire, resterebbe un marchio indelebile contro uno sport a cui ho dedicato gran parte della mia vita e proverei un’amara vergogna”.

Althea Gibson fu così la prima tennista di colore ammessa a giocare nello Slam del 1950.

Luisa Fascinelli (Luisabeautyland.com)