Novanta anni fa il record del Nastro Azzurro

Ricordiamolo con due racconti imperdibili:

Un cesto di fichi di Lerici per il comandante Tarabotto

(da Lerici In di luglio 2023)

    In occasione del 90° anniversario della conquista del Nastro Azzurro da parte del Rex il 16 agosto del 1933, vogliamo dare il nostro contributo pubblicando il resoconto di un incontro tra il comandante Francesco Tarabotto (foto a lato) ed il prof. Enrico Calzolari. Il testo, che fa parte del libro “In contatto con il mistero”, ci è stato fornito dall’autore autorizzandone la pubblicazione su Lerici In.                        SF

   Foto copyright © pubblicate per gentile concessione di Flavio Testi.

Poco prima che morisse, ebbi l’occasione di conoscere personalmente il comandante Francesco Tarabotto, che nel 1933 aveva regalato all’Italia il Nastro Azzurro, il Blue Riband della traversata atlantica più veloce verso Ovest. Il capo macchinista (del Rex) Michele Baracchini, presidente della gloriosa Società Marittima di Mutuo Soccorso, di cui ero socio, aveva deciso di andare a trovarlo a portargli il dono per lui più gradito: un cestino di fichi di Lerici! Io lo accompagnai.

Michele aveva colto la mattina stessa i fichi di Rombà, in un suo sito sopra Carbognano (dal latino “ap-partenente alla Gens Carbonia”), facilmente raggiungibile da casa sua, che si trovava poco più in basso. Li aveva messi in un cestino di vimini ben protetti da foglie di fico, poste sotto e sopra ai dolci frutti che tanto piacevano al Comandante, perché lo riconducevano alle esperienze dell’infanzia, ai sapori indelebili legati al territorio lericino.

Casa dove abitò a Genova il comandante Francesco Tarabotto dal 19 al 1969

Partimmo con la sua Mini Minor color verde e in poco più di un’ora raggiungemmo Corso Italia 20 a Genova (fotosopra). Cercammo un palazzo con i balconi rivolti al mare, dove il comandante risiedeva, e suonammo il campanello.

Il Comandante, che stava solo con la sua vecchia governante, ci venne ad accogliere e ci mostrò la sua casa, che aveva ampie finestre. Da lì poteva osservare tutte le navi che entravano e uscivano dal porto, come da sempre amano fare i vecchi marinai, contenti della vita passata sul mare, in compagnia di strane realtà viventi, di genere femminile, come sono le navi e come era stata per lui anche la cagnolina Lilly, che teneva sempre con sé a bordo.

Ci accolse contento, sempre alto e retto, con la sua grande calma. Ci ringraziò del gentile pensiero e si mise a disposizione per raccontarci qualcuna delle sue tante avventure.

D’accordo con il Presidente Baracchini chiesi al comandante un chiarimento di natura tecnico-giuridica, dettato dalla mia esperienza personale di ex-marittimo, diplomato nautico e soprattutto Ufficiale di Porto.

Come era stato possibile mantenere al transatlantico “Rex” il massimo della velocità, trenta nodi, nonostante avesse incontrato nebbia per una giornata? Era qualcosa di assolutamente vietato! Come era possibile che ciò fosse accaduto a un uomo di grande responsabilità? In mare, a violare le regole, si corrono grandi rischi e chi lo fa si assume un grave onere di fronte alla storia, che coinvolge anche tutta la marineria del suo paese.

Ricordai al Comandante che da giovane allievo di coperta, quando nell’estate 1956 arrivai negli Stati Uniti dopo l’affondamento della T/N “Andrea Doria”, fui chiamato a firmare un documento della “Coast Guard” in cui si affermava perentoriamente che era obbligatorio seguire le “Regole” per evitare gli abbordi in mare, che il Radar non costituiva uno strumento sufficiente per la condotta della navigazione in situazione di rischio e che la “Regola” era il solo ed unico codice di comportamento degli ufficiali di guardia.

Il vecchio comandante mi guardò e, con una espressione ancora più lenta del suo solito parlare, disse che aveva ricevuto “ordini superiori”.  Sia il capo macchinista Baracchini, sia io, capimmo che aveva ricevuto ordini direttamente da Mussolini. E non poteva non essere così, perché, per tentare una simile gara contro il tempo, occorreva viaggiare al massimo della potenza e quindi con il massimo dei consumi di combustibili. Chi altro poteva autorizzare il comandante a imbarcare così tanto combustibile, in regime di stretto contingentamento autarchico?

Il comandante continuò precisando che era stato sempre in plancia, facendosi portare periodicamente caffè, per non lasciare ad altri una simile enorme responsabilità. La sua resistenza fisica, di lericino formato sui bastimenti a vela, gli aveva consentito quello sforzo, premiato a livello mondiale!

Il REX col Nastro Azzurro a Genova

Rimpiangeva di non essere più stato a Lerici, che aveva frequentato per l’ultima volta quando, per un breve periodo, era stato richiamato, dalla Regia Marina, in forza alla batteria di Maralunga.

Si dice che amasse tanto Lerici, ma molto meno i Lericini. Di ciò allora non parlammo, per non fargli ricordare qualcosa di ancestrale, che forse non ricordava più o che non voleva ricordare più.  Ci lasciammo quasi con le lacrime agli occhi e tornammo a salutarlo quando si sporse dal balcone. Il presidente Baracchini era commosso, e volle che prendessi io, per un poco, la guida della sua Mini Minor.

Enrico Calzolari

   Foto © pubblicate per gentile concessione di Flavio Testi.

Tarabotto (la figura più alta) con l’orchestra del Rex (a sinistra Metello, col violino, il papà di Flavio Testi)

N.d.R. In merito al fatto che Tarabotto avrebbe dovuto essere denunciato per aver violato le “Regole per evitare gli abbordi in mare e velocità eccessiva in caso di nebbia” Flavio Testi, autore del libro “Rex il sogno azzurro”, così spiega: «In realtà adottò una pratica allora innovativa per mitigare il rischio, facendo trasmettere via Radio in modo continuativo il messaggio “Attenzione, Attenzione: questo è il REX. Sto seguendo la rotta da: (coordinate) alla nave faro di Ambrose a 30 nodi. Ripeto a 30 nodi» in modo che le altre navi sgombrassero il percorso, anticipando così la regola oggi vigente di scambiare messaggi radio tra le navi quando si avvicinano sul loro percorso»..

Sandro Fascinelli