Oggi seguiamo tutti i notiziari ansiosi di sapere quanto il coronavirus si stia ampliando, una preoccupazione che contagia l’intero pianeta. Così mi viene da pensare anche al colera del 1884 che causò centinaia di morti, ma nel solo Comune della Spezia. È uno degli effetti della globalizzazione, parola che qualche anno fa abbiamo ingenuamente creduto di avere inventato sulle ali dell’entusias-mo per una nuova situazione economica che credevamo favorevole.

Ma la globalizzazione è fenomeno antico ché sempre si sono portate dappertutto merci ed altre cose. Pure la spagnola, nella tragedia della Grande Guerra, fece molte più vittime di cannoni e gas asfissianti ed in ogni parte del mondo, anche fra le Nazioni non belligeranti.

La spagnola venne con i soldati yankee, a trasportarla ci pensò la vicinanza delle trincee. Gli infettati erano da entrambe le parti ma nessuno dei Paesi in guerra diffuse la notizia della malattia: per non informare il nemico della sua debolezza e per non allarmare la propria gente già provata dalla guerra.

Fu così che la chiamarono spagnola perché l’unico Stato a dirne fu la Spagna neutrale così che il male comune parve provenire da un posto solo. Un po’ quanto capita oggi con le autorità cinesi che non informano quasi che si possa comandare ai germi come ai propri cittadini. Nel colera del 1884 il governo aveva rimpatriato migliaia di immigrati in Francia dove le mani avevano portato con le materie prime anche il colera, sconosciuto in Europa ma endemico nel Sud Est asiatico che lo trasmise.

Quell’infezione fu effetto della globalizzazione, ma la diffusione fu aumentata da sciagurate decisioni.

Si concentrarono 7mila immigrati nel piccolo lazzaretto del Varignano e senza neppure gli opportuni controlli. Da là partì l’infezione e per controllarla il Governo ordinò il cordone sanitario che chiuse l’intero Comune in una sacca infetta in cui non si poteva né entrare né uscire.

Oltre il danno economico, l’unico a circolare liberamente fu il colera che colpì a destra e a manca, negli stati disagiati come negli abbienti. Fu allora come leggiamo oggi essere a Wuhan.

Solo i numeri cambiano ma resta l’impotenza: laviamoci le mani dicevano un secolo fa e lo ripetono oggi. Coraggio, diamoci al sapone come ci dicevano da bimbi per non prendere i vermi.

Alberto Scaramuccia

Statistica morti per colera negli anni 1884, 1885 e 1886

secondo la relazione del dr. Stefano Oldoini, medico condotto della Spezia.

Per comprendere la gravità dell’epidemia di colera rispetto a quella del Corona virus, si tenga presente che La Spezia nel 1831 (data di cui disponiamo della popolazione) contava 31.565 abitanti, dei quali 21.123 nel capoluogo e 10.042 nelle frazioni mentre, per ora, si parla di qualche migliaio di decessi su base planetaria. L’estensione del contagio fu dovuta principalmente al-l’inefficace quarantena che veniva applicata nel lazzaretto del Varignano con la fuoriuscita e la vendita di vestiti di colerosi deceduti, alla biancheria sporca e inquinata di equipaggi data a alle lavandaie spezzine e alle pessime condizioni igienico- sanitarie delle zone povere.

 Anni        casi  decessi    rapporto

1884    1.287   610     41/100

1885        36     20      56/100

1886       147   103     76/100