(da Lerici in di marzo 2024)

Una vecchia massima recita: «Cavallo che vince non si cambia». Ed è proprio questa la filosofia che Marco Buticchi ha adottato ancora una volta facendo rientrare in gioco nel suo ultimo libro, L’oro degli dei (collana I maestri dell’avventura, Longanesi 2023), la coppia investigativa Oswald Breil Sara Terracini. Cosa che del resto ci aveva già preannunciato nell’ultima presentazione, quella de Il serpente e il faraone (cfr. Lerici In n° 12 di dicembre 2022), anch’essa avvenuta presso la sala consiliare del Comune di Lerici.

Anche stavolta l’intreccio narrativo propostoci è più che collaudato costituendo una garanzia di continuità per gli appassionati di questo genere letterario, con un filo rosso che parte dal quinto secolo a. C. e arriva ai nostri giorni. Possiamo considerare L’oro degli dei la parabola di un sentimento che ha abitato l’animo umano sin dagli albori della storia: quel desiderio di possesso, utopica garanzia di un futuro agiato e protetto, da vincenti, che invece si risolve nella stragrande maggioranza dei casi in un tragico boomerang per chi diventa prigioniero di tale meccanismo perverso.

Difatti, «La farina del diavolo finisce in crusca» oppure «Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi» avrebbero sentenziato ancora i nostri nonni. E, per rimanere nella metafora della trappola diabolica dell’arricchimento iniquo, è inevitabile ripensare all’affermazione che ritroviamo lapidaria nelle tentazioni del deserto:  «Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: “Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai”» (Mt 4, 8-9). La ricchezza porta ad avere potere sugli altri, a sentirsi onnipotenti, a illudersi di poter scendere a patti anche con la morte.

Pericle, tiranno di Atene, e l’amico Fidia, sommo artista che dirige la costruzione del Partenone, che diventerà una delle più grandi opere dell’antichità, occultano oltre una tonnellata d’oro da impiegarsi nella costruzione della statua di Atena. Non però a proprio personale vantaggio, ma come riserva aurifera della città-stato di Atene di fronte a guerre e calamità. Comincia così una caccia al tesoro che prima apporterà infinite sofferenze alla famiglia del fido allievo dello scultore, Barnaba, e che diventerà poi millenaria.

I secoli passano e il mito dell’oro degli dei scomparso risorge. Ecco difatti che, agli inizi dell’Ottocento, il diplomatico scozzese Thomas Bruce, settimo conte di Elgin, spoglia dei suoi marmi l’acropoli ateniese con il benestare degli stessi dominatori ottomani che hanno fatto precipitare i siti archeologici della Grecia in un forte stato di degrado e abbandono. Il nobile britannico progetta inizialmente di rivendere in patria i reperti per accrescere il prestigio del patrimonio artistico nazionale e ripianare le proprie finanze in un colpo solo. Ma la scoperta di una sorta di mappa del tesoro scatena in lui l’ossessione del recupero dell’immane ricchezza. Nella vicenda, che si complica ulteriormente per la guerra fra Impero britannico e Francia napoleonica, è implicato anche il pittore romano Giovanni Battista (Titta) Lusieri.

L’oro di Fidia affonda così di nuovo –e non solo metaforicamente- nell’oblio del tempo, fino a quando Oswald Breil e Sara Terracini non sono chiamati a risolvere un intricato indovinello che ne riporta in auge la caccia. Ovviamente non sono solo i due studiosi a cercarlo perché l’indizio offerto loro è un’esca preparata da altri poteri che agiscono nell’ombra e che intendono sfruttare le loro capacità investigative. Ci sarà un lieto fine, come si spera, ma questo dovrà scoprirlo il lettore.

Marco Buticchi, come sir Alfred Hitchcock nei suoi film, mette invece proprio all’inizio del libro la sua firma, che consiste in un omaggio al luogo dove abbiamo la fortuna di abitare:

«Le ombre del tramonto settembrino si allungavano sul golfo della Spezia. I paesi orientali dell’insenatura, dalla foce della Magra sino al varco di levante della diga foranea, sembravano dipinti con le mille sfumature dell’arancio.

Il Williamsburg sbucò dal passaggio nella barriera frangiflutti. I suoi settantatré metri risaltavano nel loro candore. Le bandiere del gran pavese, issato da prora a poppa, garrivano al tenue maestrale che spirava dallo stretto tra l’isola Palmaria e Portovenere. I lavori per ripristinare lo yacht, appartenuto al presidente statunitense Harry Truman, si erano protratti senza sosta per quasi due anni. Ma, alla fine, il grave danno provocato da uno speronamento era stato riparato alla perfezione e la nave, dopo le verifiche di rito, era stata riconsegnata al suo armatore, pronta per riprendere il mare».

Anche qui realtà e finzione s’intrecciano in maniera sorprendente. Per l’attrazione esercitata dal Williamsburg sull’Autore, si vedano non solo i suoi precedenti romanzi come Il respiro del deserto (2009), Stirpe di navigatori (2019), La luce dell’impero (2020) o Il mare dei fuochi (2021) ma anche l’articolo di Marco Buticchi, con video, su Lerici In di giugno 2016

Altro particolare degno di segnalazione è quello dello stesso Autore che nei Ringraziamenti (p. 493) annota, non senza un giustificato compiacimento: «Sempre mi meraviglio per l’accoglienza che ogni nuovo romanzo riceve in famiglia. Non si tratta di una semplice festa in onore del nuovo arrivato, ma ognuna delle mie donne di casa, Consuelo, Andrea e Beatrice, si pone al “posto di combattimento” e contribuisce alla miglior vestizione della creatura: c’è chi disegna [Nota 1], chi cura la contrattistica [Nota 2], chi si occupa della foto nella quarta di copertina [Nota 3].

Vado particolarmente fiero, quando mi confronto con i miei colleghi scrittori, di questa piccola fabbrica artigianale familiare italiana. Gli scritti difficilmente sopravvivono, se nascono da calcoli matematici o dalla penna asettica dell’intelligenza artificiale. Quando invece sono sostenuti da passione, affetto e piacere, il primo a percepirne il gradevole clima che regna tra le pagine è sempre il lettore».   

Maria Luisa Eguez

Note: [1] disegni di Consuelo Truzzi

[2] Andrea Buticchi

[3] Beatrice Buticchi