(da Lerici in di novembre 2013)
Bei me tempi… come era bella Lerici, quanta gente importante veniva, quanta allegria, quanta gioventù, quanti stranieri, quanta gente del luogo aveva lavoro, quanti negozi aprivano e i bar … erano sempre pieni.
Si ballava da tutte le parti: al circolo velico Erix, sulla terrazza del S. Giorgio, sopra il mercato del pesce c’era un Whisky a Go Go al Lido. Il lido era il locale più elegante, venivano orchestre famose (Fred Bongusto si è ispirato per “una rotonda sul mare”, aveva un formidabile direttore presentatore: Adriano Nosei, il papà del cabarettista. La gente cenava alle 19 e correva al Lido a prendere posto sul muretto all’entrata del locale per vedere chi andava e come erano vestite le signore.
Ogni anno organizzavano, fra le tante manifestazioni, la riuscitissima festa goliardica e una festa in maschera “Capri al Lido”. Negli altri locali, più semplici, si mettevano dischi o si ingaggiavano orchestrine del luogo.
Il ristorante più famoso era la Calata: venivano da tutte le parti per gustare la panizza fritta con cavolo nero, i frutti di mare (allora i datteri) e il pesce preparato da Alfredo Calloni. I tavoli erano sempre occupati dai nomi altisonanti di milanesi, parmigiani, fiorentini, romani: personaggi dell’arte, dello sport e dello spettacolo. Ricordo Sofia Loren, Pablo Picasso, il produttore cinematografico Elio Scardamaglia (sposato con una santerenzina), Gino Bartali, Alberto Sordi e moltissimi altri. Spesso si incontravano uomini di cultura, amici del Conte Bompiani, Mauri, Enrico Pea, Longanesi, Gianna Preda, Guareschi, Indro Montanelli: gli industriali e professionisti Visconti di Modrone, Soresina, Santagostino, Strada, Taccioli, Iasso, Stucchi e moltissimi altri.
Mentre la gente cenava si avvicinava ai tavoli il menestrello, originario del sud, Totò che con tanta simpatia canticchiava canzoni napoletane. Dopo aver cenato tutti al Bar Sport, la Magia del Gelato, dove gustavi delle coppe variegate, preparate dalla moglie di Andreino, che è difficile dimenticare. Le strade della cittadina erano stracolme di gente che veniva in vacanza da tutto il mondo. Il presidente del turismo era l’indimenticabile dr. Angelo Lupi che accoglieva, con la sua signorilità, tutti i personaggi famosi.
Essendo presidente europeo dell’industria ceramica organizzava, ogni anno al castello, una mostra internazionale; grazie a lui oggi il castello è raggiungibile in ascensore. Con la collaborazione della famiglia Bompiani si organizzava, in Piazza Mottino “Piasséo”, una mostra di pittura dove partecipavano i più importanti artisti italiani: Birolli, Turcato, Dova, Morlotti, Crippa, Carozzi e tanti altri.
Alla fine della manifestazione gran ballo in piazza dove due lericini si esibivano nel Tango e nella Comparsita: Teodoro Valtriani “Tiado”, maggiordomo del conte e Maddalena De Carlo “Mady”.
Mady vestiva in modo zingaresco, abitava al castello, allora Ostello della Gioventù, dove ospitava giovani e intellettuali di tutto il mondo. Era diventata talmente famosa che scrivevano cartoline indirizzate a “Mady Italia”. (segue)
Paolo Ghigliazza
(da Lerici in di dicembre 2013)
La gente era allegra, i lericini si mescolavano con i “furesti”, in certi casi anche troppo…, infatti molti sono rimasti con noi. Le case del borgo antico venivano vendute ai “bagnanti”, così i locali si potevano permettere un appartamento nella zona nuova con tutte le comodità. Nessuno si sarebbe mai sognato di dire che c’era troppo rumore, anzi, venivano a Lerici perché c’era vita.
Non è possibile che ora tutti contestano tutto. I ragazzi non vogliono più venire, non si divertono e dirottano i genitori in altri lidi. Persone che avevano la casa a Lerici si sono spostate in Versilia lasciando abbandonata quella, magari meravigliosa, affacciata sul Golfo.
Un ultimo ricordo va alla famiglia Bibolini; le feste in Villa accoglievano i più importanti personaggi dell’aristocrazia italiana. Tutti parlavano di Lerici e dell’armatore lericino che avrebbe voluto fare, della Venere Azzurra, una collina con insediamenti alberghieri e sportivi da essere concorrente a Montecarlo.
Se nulla fosse cambiato i lericini non sarebbero più obbligati a cercare occupazione altrove e gli anziani potrebbero crogiolarsi al sole discutendo con gli abitanti del mondo. Per San Terenzo era un’altra cosa: la gente veniva sapendo di trovare un paese di pescatori. Esistevano piccoli ma ben curati alberghi e pensioni.
C’era l’albergo Elisabetta, la pensione Tranquilla, la Leonella, l’albergo Nettuno, il Giglio, L’Emiliana, la Laide e la Santerenzina. Il più noto ristorante era La Palmira, condotto a livello famigliare, dove potevi gustare la cucina tipica.
I frequentatori del borgo erano soprattutto stranieri ma anche professionisti italiani. Sceglievano San Terenzo sicuri di trovare un borgo di pescatori dove la loro vacanza si sviluppava interamente sul mare o in giro con le barche dei pescatori: ricordo Tonico.
Alla sera l’appuntamento era al Colombo, dove si ballava sulla terrazza illuminata dalla luna. Dopo il ballo si attendeva l’alba sulla scogliera in attesa della focaccia calda della Linetta; il cappuccino e il “Poncrè” di Oriani, poi a letto fino a mezzogiorno.
I meno danarosi affittavano le case che erano semplici, avevano ancora il bagno nel pianerottolo delle scale, ma tutti erano contenti; tornavano a casa con nel cuore i tramonti santerenzini, la luna, i…giovanotti “guide turistiche senza lucro” in attesa della prossima estate per ritornare.
Ora tutto è passato, i negozi chiudono, gli abitanti del comune devono emigrare ma, ringraziando Dio, nessuno, anche se hanno provato, potrà cancellare questo magnifico angolo di Paradiso, “forse uno dei più belli del Mondo”. (fine)
Paolo Ghigliazza