(da Lerici in di novembre 2023)
L’illustratore giudiziario è una figura professionale originatasi negli Stati Uniti d’America nel XIX secolo. Questo esperto si dedica alla creazione di illustrazioni e disegni utilizzati per documentare prove in contesti giuridici, specializzandosi nell’uso di tecniche artistiche e grafiche per raffigurare eventi, scene del crimine o evidenze legali.
In Italia questa professione è invece una novità. Primo ad introdurla è stato Andrea Spinelli, (foto sopra) un pittore e live painter professionista, che si occupa di dipingere in contesti dal vivo come concerti, eventi e matrimoni. Da un anno a questa parte è anche un illustratore giudiziario, che presenzia ai processi in tribunale e ritrae dal vivo con pennelli e acquerelli tutto ciò che accade durante lo svolgimento delle udienze. La sperimentazione nel settembre del 2022 è stata proposta al presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia, che ha trovato l’idea valida e interessante. Di lì a breve ha avuto un incontro nel suo ufficio durante il quale ha discusso dell’importanza che questa attività avrebbe potuto avere nel racconto della realtà giudiziaria, non solo da un punto di vista artistico ma anche documentale.
L’arte entra in tribunale: Andrea Spinelli ne è il promotore
(da Lerici in di novembre 2023)
L’illustratore giudiziario è una figura professionale originatasi negli Stati Uniti d’America nel XIX secolo. Questo esperto si dedica alla creazione di illustrazioni e disegni utilizzati per documentare prove in contesti giuridici, specializzandosi nell’uso di tecniche artistiche e grafiche per raffigurare eventi, scene del crimine o evidenze legali.
In Italia questa professione è invece una novità. Primo ad introdurla è stato Andrea Spinelli, (foto sopra) un pittore e live painter professionista, che si occupa di dipingere in contesti dal vivo come concerti, eventi e matrimoni. Da un anno a questa parte è anche un illustratore giudiziario, che presenzia ai processi in tribunale e ritrae dal vivo con pennelli e acquerelli tutto ciò che accade durante lo svolgimento delle udienze. La sperimentazione nel settembre del 2022 è stata proposta al presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia, che ha trovato l’idea valida e interessante. Di lì a breve ha avuto un incontro nel suo ufficio durante il quale ha discusso dell’importanza che questa attività avrebbe potuto avere nel racconto della realtà giudiziaria, non solo da un punto di vista artistico ma anche documentale.
Pochi giorni dopo Andrea Spinelli ha iniziato a realizzare i primi ritratti in Corte d’Assise del Tribunale di Milano, la sezione dove vengono trattati i crimini più gravi. Il pittore ci ha cortesemente concesso una intervista per noi e Golfo dei Poeti News.
D.: Come viene determinata la tua presenza nelle udienze di un processo e quale processo lo richiede ?
R.: Attualmente è a mia discrezione la scelta dei processi da seguire. Con la collaborazione dei presidenti di sezione ed il consenso delle parti coinvolte nel processo, esercito il mio lavoro al- l’interno delle aule e mantengo aggiornato sui risultati della sperimentazione il Presidente.
D.: Puoi descriverci in cosa consista il tuo lavoro quando sei in udienza? Come scegli i momenti o i dettagli da catturare?
R.: L’iter è questo: mi reco in aula di buon’ora e, una volta arrivato, valuto quali siano i punti migliori nei quali posizionarmi; al suono del campanello che annuncia l’inizio dello svolgersi dell’udienza, comincio ad abbozzare alcuni schizzi a matita di ciò che vedo.
La tecnica che utilizzo è l’acquerello che mi permette di essere veloce e molto espressivo (sebbene sia certamente più scomodo rispetto all’utilizzo, ad esempio, di una tavoletta grafica). I momenti che cerco di catturare sono per lo più quelli legati al racconto puro di ciò che viene detto e fatto durante l’udienza, ma anche l’aspetto emozionale è molto importante. Molti testimoni si commuovono si agitano oppure esprimono emozioni forti e raccontano pezzi della loro vita nei quali, molto spesso, è facile ritrovarsi. Credo fortemente, infatti, che l’empatia sia un ingrediente fondamentale per svolgere bene questo lavoro perché permette di raccogliere informazioni e dettagli importanti riguardo a ciò che viene vissuto in aula.
D.: Hai dei metodi o delle tecniche specifiche che ti aiutano a creare illustrazioni accurate quando tutto intorno a te è in movimento?
R.: Prima di svolgere questa attività in tribunale, ho fatto la stessa cosa durante i concerti, lungo un periodo di otto anni. Ho ritratto dal vivo più di 500 artisti mentre si esibivano sul palco: questo ha fatto sì che il mio cervello imparasse a “scattare delle fotografie in sequenza” per poi immagazzinarle e sintetizzarle attraverso la pittura.
Trovo questa una delle forme d’arte più vive ed intense che un artista possa sperimentare; il movimento è un aspetto estremamente legato alla vita ed imparare a catturarlo e rappresentarlo attraverso la pittura è un’esperienza unica, sia per l’autore stesso che per chi fruirà del suo lavoro.
D.: Quando ti trovi di fronte a una persona accusata di un crimine gravissimo, quali sensazioni o emozioni provi mentre crei le tue illustrazioni dal vivo? Come affronti la complessità emotiva di tali situazioni?
R.: Questa è una domanda che mi viene posta molto spesso e ne comprendo la natura. Tuttavia, credo di essere una persona fondamentalmente molto lontana dal giudicare a priori qualsiasi situazione o essere umano, specialmente se la mia conoscenza a riguardo è molto limitata. Trovarsi in udienza ti permette di accedere ad un racconto più lineare che è molto più difficile vivere solo attraverso l’informazione giornalistica. Tutto questo mi impone di rimanere aperto all’ascolto e all’esperienza di ciò che sta accadendo durante il processo. Inoltre, il fatto di dedicare tutta la mia attenzione alla resa del mio lavoro fa sì che il mio focus rimanga per la maggior parte del tempo sul foglio. Infine, credo di avere una propensione particolarmente forte nel cercare di comprendere le cose che non capisco e che non conosco e questo atteggiamento ha per me la priorità sulla mia parte emotiva.
D.: Come mantieni l’obiettività nel rappresentare i fatti in tribunale? Hai mai sperimentato delle sfide etiche durante il tuo lavoro?
R.: Questa è una bellissima domanda che mi permette di raccontare un dubbio etico che mi sono posto durante l’ultima udienza che ho seguito. Parlo del processo di una donna che ha ucciso la propria madre, facendone a pezzi il corpo, e nascondendolo per molto tempo tra le mura di casa. Durante l’udienza alcuni consulenti hanno proiettato le fotografie di quel povero corpo martoriato: ho provato grande compassione per quelle immagini che faticavo a vivere in modo distaccato e scientifico.
Tuttavia, per senso del dovere, ho ritratto anche quelle immagini. E qui arriva il dilemma: avrei dovuto, come ho sempre fatto finora, rielaborarle graficamente e pubblicarle all’interno della mia illustrazione? Ho scelto di non farlo, nel rispetto e nella tutela della dignità di quel corpo. Così le ho sostituite con il disegno di una delle slide meno impattante ma perfettamente esplicativa. Questo è ciò che intendo (citando il presidente Roia) con “narrazione morbida” quando parlo del mio lavoro: la possibilità di raccontare la realtà, anche quella più cruda, rielaborando però un’immagine utile e che rispetti la sensibilità di tutti.
D.: Quali sono i tuoi progetti futuri come illustratore giudiziario? Ci sono nuovi obiettivi che desideri affrontare o campi specifici su cui desideri concentrarti?
R.: Attualmente la Presidenza del tribunale ha portato il progetto all’attenzione dell’Ordine degli Avvocati di Milano, con la volontà di realizzare un protocollo che permetta di utilizzare questo strumento come alternativa riconosciuta alla tradizionale documentazione foto/video. Poi, c’è l’idea di realizzare una mostra a Palazzo di Giustizia… e altre novità che spero di poter rivelare molto presto!
Luisa Fascinelli
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