(Lerici In di ottobre 2017)

ORARIO scolastico:

Ore 7.30 inizio lezioni, ore 10 pausa per 20 minuti di corsa (tipo militare) e 10 minuti di fugace spuntino,

ore 12 pausa pranzo sino alle 14.40

ore 14.50 ripresa delle lezioni

ore 17.30 pausa cena

ore 19 20.30 lezioni (per gli studenti stranieri) mentre per i locali fine delle lezioni ore 22.30 / 23.30 e a casa i compiti per il giorno dopo.

Tranquilli questo è l’orario delle scuole superiori in Cina ma questo ci fa capire come per i cinesi sia poi normale lavorare 12 ore al giorno. Un bel problema, per noi occidentali, competere con quest’economia che mette al primo posto la produzione e non la persona e le conquiste acquisite. L’occasione per approfondire l’argomento ci viene da Ginevra Accame, una studentessa di liceo, in vacanza qui in Liguria, che questa esperienza l’ha fatta frequentando il quarto anno di liceo in Cina e ora si appresta ad iniziare l’ultimo anno nella sua scuola di Chiusi.

Ginevra è figlia di Carlo Accame e Lorella Dapporto (osservatori elettorali nei vari paesi del mondo per conto dell’ONU o di ONG), gli attuali gestori del Bagno Arcobaleno di Fiumaretta. A lei abbiamo fatto questa breve intervista.

D. Perché hai scelto di fare un anno di liceo all’estero?

R. Io da sempre ho desiderato fare un’esperienza all’estero, come i miei genitori, perché permette di aprire nuovi orizzonti e conoscere realtà completamente diverse dalla nostra ma pensavo che questo si potesse fare solo da universitari.

Quando però ho scoperto che “Intelcultura”, un’associazione di volontari che permette anche ai giovani da 15 a 17 anni di seguire programmi di studio all’estero, non mi sono lasciata sfuggire l’occasione. Mi sono iscritta al processo di selezione, che si è protratto per l’arco di un anno, con test culturali, psicologici, colloqui individuali o con la famiglia e alla fine sono stata selezionata per seguire il quarto anno di liceo in Cina! La destinazione era una delle sette che avevo proposto come preferite e che, dai risultati dei vari test sostenuti, è risultata più adatta per me

La città del mio 4° anno di liceo è Shijiazhuang, 13 milioni di abitanti con il non invidiabile primato della seconda più inquinata città del mondo. È a circa due ore da Pechino dove così mi sono potuta recare diverse volte durante i week end. L’anno scolastico è iniziato il 18 agosto dello scorso anno e terminato il 18 giugno di quest’anno.

All’inizio ho avuto momenti di pianto e di crisi, soprattutto per la difficoltà di apprendimento della lingua, di cui non conoscevo nemmeno una sillaba, però alla fine dell’esperienza posso dire che ne è valsa proprio la pena.

D. Come si è svolto questo percorso scolastico?

R. I primi quattro mesi sono stati dedicati esclusivamente allo studio intensivo della lingua cinese. Le lezioni iniziavano alle 7.30 e si tirava, con piccole pause, sino alle 20.30 e poi in dormitorio ma prima i compiti per il giorno dopo.

Ogni lunedì l’entrata era anticipata alle 6.30: in divisa sull’attenti per la cerimonia dell’alzabandiera e dell’inno preceduta da un “pistolotto” dei presidi dell’istituto.

Per noi studenti stranieri (cinque italiani e cinque tailandesi) funzionava un piccolo convitto. A scuola legavamo quasi esclusivamente tra stranieri in quanto, come se non bastasse, i cinesi dopo la scuola dovevano preparare i compiti per il giorno dopo. Il week-end lo passavamo a casa della famiglia cinese ospitante volontaria.

Dopo aver imparato in modo intensivo il cinese sono stata ammessa nella classe ufficiale dove ho potuto seguire i corsi di matematica, fisica, scienze… previsti dal programma di quarta liceo. Alla fine dell’anno mi è stata rilasciata la pagella per l’ammissione all’ultimo anno del mio liceo.

D. Quali periodi di vacanza sono previsti?

R. Le vacanze scolastiche sono molto meno che da noi, due settimane, tutte concentrate nel periodo del loro capodanno che si colloca verso la fine di gennaio.

D. Ne hai approfittato per fare un giro turistico? R. Sì, ci siamo organizzati tra noi studenti italiani ed abbiamo visitato Shanghai, Harbin (la città dalle sculture di ghiaccio) e la Muraglia cinese.

Siamo andati in treno che è il mezzo di trasporto migliore e più rapido per viaggiare in Cina.

D. Cosa ne pensi della scuola cinese?

R. Penso che gli studenti concepiscano la loro vita come la migliore possibile e non si rendano conto che esistono modi diversi da quelli in cui stanno vivendo. La loro personalità è programmata per lo studio e per il lavoro. Non hanno contatti col mondo esterno in quanto le comunicazioni sono tutte censurate. I social che noi utilizziamo non esistono e i loro “social”, di matrice cinese, non possono interagire con i nostri.

Le classi sono di 80/100 alunni e l’insegnamento funziona con una disciplina ferrea. Lì è normale che gli insegnati picchino gli alunni o diano punizioni corporali come ad esempio restare fermi in piedi per tutta la durata della lezione. Si potrebbe paragonare ad una scuola militare sia per la divisa che per la disciplina.

Noi stranieri avevamo un trattamento di favore sia per gli orari, sia per i richiami, mai corporali, che per l’inse-rimento in una classe poco numerosa, di “soli” 40 alunni, penso destinata al recupero dei programmi.

D. Consiglieresti a un amico/a la tua stessa esperienza?

R. Assolutamente sì. Sappiamo che esistono realtà diverse dalla nostra ma, quando si ha la possibilità di provarle sulla propria pelle, è tutta un’altra cosa.

Quest’esperienza mi ha fatto apprezzare di più la scuola italiana dove, nonostante il divario di ore, lo studio è altrettanto approfondito. La nostra scuola poi dà grande importanza alla persona e l’aspetto pedagogico è di fondamentale importanza.

Trovo che l’apprendimento in Cina sia totalmente passivo e non partecipato. Penso che la scuola non abbia solo il compito di insegnarti delle nozioni ma anche di maturarti come persona.

Sandro Fascinelli