da Lerici in di giugno 2023
Assente nella Bibbia, la figura della Sirena è invece ben presente nella cultura pagana anche se con un duplice contrastante significato simbolico. Può rappresentare, infatti tanto la femmina che con il canto incatena a sé il maschio seducendolo per poi ingannarlo, quanto la dea madre che guarisce e soccorre dando la vita, guarendo, curando.
Tuttavia, anche se non è molto chiaro che cosa l’ibrido donna-pesce rappresenti, è una figura di un certo rilievo nella cultura e nell’immaginario collettivo anche per le tante volte che ci è stata presentata da libri, pellicole, fiction, canzoni.
Certo è che quando dici Sirena la mente vola immediatamente al sasso di Copenaghen (foto sopra) dove poggia una statua che la rappresenta. È un monumento famoso attorno al quale trovi sempre una piccola folla di persone che si fanno un selfie vicino a lei anche se devo dire che io, quando per la vidi la prima volta, rimasi un po’ perplesso perché me la immaginavo più maestosa di quanto essa sia: minuta e mingherlina, tutto l’opposto della virago che c’immaginiamo per essere raffigurata come padrona dei mari, signora delle onde, dominatrice dei Tritoni, soggetta al solo Nettuno che del resto, si sa, con il suo tridente fa paura a tutti.
A volte le sirene si fanno anche vedere. Qua sul Golfo, per fare un esempio, ne abbiamo una proprio dove spesso ci si ferma interdetti se andare per la passeggiata Morin o incamminarsi per il ponte Thaon di Revel che un’improvvida scritta continua a chiamare Tahon.
Qua, davanti al profumo del fritto misto, dal marzo di cinque anni fa riposa seduta una sirena (foto sopra), opera bronzea di tale Aidyn Zeinalov, scultore russo che si è cimentato anche con una statua di Wagner che troneggia all’ingresso di piazza Sant’Agostino. La nostra Sirena, che non essendo ancora stata battezzata non porta alcun nome proprio, è di fattura minuta come la più celebre sorella danese ma, a differenza di questa e di tutte le altre consorelle sparse per il mondo, la Nostra è vestita.
Non porta il tubino né un tailleur ma veste un bikini che alla fine degli Anni Quaranta avrebbe fatto strabuzzare gli occhi a tutti i maschi. Audacissimo per l’epoca ma tanto morigerato oggi che nessuna pupilla la guarda tanto siamo abituati a topless e tanga.
Ma tutti le si fermano davanti e penso che proprio sia il suo costume a fare effetto e suscitare interesse: il sesso forte è così abituato al nudo che ormai viene colpito solo dal vestito.
‘Ste Sirene, c’è poco da fare, sono nate per incantare e pur di riuscire nel loro scopo non indietreggiano di fronte a nulla. Siccome ne sanno una più del diavolo sono capaci di andare al mare anche con il capotto anche se la cronaca di questi giorni riferisce che ha suscitato enorme scalpore la statua di una sirena.
L’hanno realizzata gli allievi del Liceo Artistico di Monopoli (BA) (foto sopra) che l’hanno piazzata in una piazza intitolata a Rita Levi Montalcini che tutti sperano che non se ne adombri.
Il fatto è che in la femmina di questa statua ha dimensioni boteriane e, completamente ignuda, ostenta le sue forme più che giunoniche e oltremodo generose con evidente soddisfazione suscitando il malumore dei benpensanti. Che dire se non che quella statua richiama raffigurazioni primitive dove la donna aveva un seno abbondante e i fianchi vistosamente larghi. Ma non erano richiami sessuali; solo significavano che le mammelle, in assenza di omogeneizzati, dovevano provvedere a lungo al nutrimento dei piccoli e che le donne dovevano sopportare molte gravidanze per provvedere alla continuità della specie in anni in cui la mortalità infantile era elevatissima.
Venere era detta callipigia, dai bei glutei, unicamente perché il bacino robusto era garanzia di più parti.
Alberto Scaramuccia