Lo sciopero al Muggiano del marzo 1944 e deportazione e morte di Ubaldo Colotto
(da Lerici In di marzo 2024)
Dopo lo sciopero del 5-11 gennaio 1944 la situazione alimentare ed economica dei lavoratori spezzini continuava ad essere grave, nonostante le conquiste strappate. Il CLN, composto inizialmente – a ottobre – da comunisti, socialisti e liberali, a gennaio si rafforzò con l’ingresso dei rappresentanti del Partito d’Azione e della Democrazia Cristiana. In una riunione successiva allo sciopero del 5-11 gennaio stabilì di “lanciare un manifesto alla cittadinanza e alla classe operaia per incitarla allo sciopero” [Nota 1].
L’intenzione dei comunisti era di organizzare il nuovo sciopero “per i primi giorni di febbraio”. “Lorenzo” (l’ispet-tore regionale del PCI in Liguria Raffaele Pieragostini) scrisse dei “timori” e dei “dubbi” dei suoi compagni spezzini che furono poi superati.
Il Prefetto fascista Franz Turchi aveva infatti minacciato, in caso di nuovi scioperi, la chiusura degli stabilimenti e la riammissione al lavoro dopo domanda, il che significava il licenziamento degli organizzatori degli scioperi [Nota 2].
A febbraio i fascisti organizzarono le elezioni delle Commissioni Interne: anche alla Spezia l’indicazione data dalle forze antifasciste “fu per lo più quella del sabotaggio attraverso l’astensionismo o l’elezione di personaggi insignificanti e senza credito, che formavano Commissioni Interne fantasma” [Nota 3].
Il risultato al Muggiano fu eclatante:
“Totale votanti per i candidati 91. In bianco 429. Reclamo tre mesi 166. Generi alimentari 337. Stalin 16. Per la pace 14. Totale complessivo 753 votanti, circa 1347 astenuti” [Nota 4].
Tra i protagonisti della lotta antifascista al Muggiano vi furono molti lavoratori lericini. Nei documenti allegati agli atti della conferenza del 1974 sullo sciopero del marzo 1944 ce n’è uno di quattro pagine intitolato Comunisti organizzati al Cantiere del Muggiano nel periodo clandestino. Elenco ricostruito da Soresio Montarese. Sono 119 nomi, in ordine alfabetico, con a fianco il quartiere della città o il paese della provincia. I lericini erano 30. Tantissimi altri risiedevano nelle zone confinanti: Muggiano-Ruffino, Pitelli, Romito, Arcola. Questo elenco è il simbolo della “ricostruzione” della classe operaia del Muggiano dopo il Ventennio e dell’identificazione in atto tra classe operaia e comunismo. Prestigio della classe operaia e prestigio del PCI andavano di pari passo.
Un tratto costante della lotta antifascista al Muggiano fu la mobilitazione per la salvezza del cantiere, contro il suo minamento. Già il 16 febbraio 1944 “Lorenzo” scriveva:
“Al cantiere di Muggiano gli operai sono in agitazione per la posa di mine ad opera dei tedeschi. Una commissione è andata o andrà alla direzione dello stabilimento perché questa intervenga per impedire la minaccia che pesa sul cantiere” [Nota 5].
Lo sciopero generale – organizzato in Piemonte, Liguria e Lombardia – iniziò il primo marzo. Il volantino del Comitato Segreto di Agitazione della Spezia, che lo convocava, univa lotta per la libertà e rivendicazioni economiche. Questo il ricordo di Anelito Barontini, allora dirigente del PCI spezzino, nella relazione alla conferenza del 1974:
“Arrivano le prime notizie dal Muggiano: nel cantiere non si sente battere un chiodo, tutto fermo (fu la prima notizia); il commissario repubblichino Bertozzi e l’ispettore dei sindacati, che volevano parlare agli operai, non ci riescono e vengono fischiati. Lo stabilimento è presidiato dai reparti della X Mas” [Nota 6].
Il Questore dispose che il Muggiano fosse presidiato dalle 7 del mattino del 2 marzo da 50 uomini della Xª Mas, il reparto dei mezzi d’assalto della Marina italiana al comando di Junio Valerio Borghese, che dopo l’8 settembre 1943 era diventata una formazione militare autonoma per continuare a combattere al fianco della Germania.
La Memoria del 1974 degli operai del Muggiano rievocò le due giornate di sciopero del primo e 2 marzo: la visita delle autorità il primo giorno per persuadere e intimidire, il tentativo della Xª Mas il secondo giorno per far riprendere il lavoro con la minaccia delle armi, i primi arresti già il 2 marzo, poi nella notte tra il 2 e il 3, e ancora il 3 mattina. Gli operai furono condotti nella caserma della Xª Mas, trattenuti e torturati. Alcuni furono incarcerati e poi liberati in fasi diverse, cinque furono deportati a Mauthausen: Armando Cialdini, Ubaldo Colotto, Filippo Dondoglio, Mario Pistelli, Giuseppe Tonelli. Purtroppo solo Pistelli fece ritorno.
In un testo inedito – una sorta di “diario” a posteriori del periodo che va dal 1° marzo all’8 aprile 1944, il giorno dell’arrivo a Mauthausen – Mario Pistelli racconta lo sciopero, “clan- destinamente preparato da un Comitato di agitazione […] di cui era responsabile l’indimenticabile compagno Giuseppe Tonelli” [Nota 7], e in ogni dettaglio l’arresto e il trattamento ricevuto nella caserma Fiastri sede della Xª Mas:
“Per cinque giornate e altrettante notti io e Tonelli fummo sottoposti a estenuanti interrogatori fatti con pugni e calci e non ottenendo alcun risultato passarono alle torture, con spille ficcate nelle unghie delle mani e dei piedi; il cerchio che stringe la testa finché sembra che scoppi e anche con il fuoco sotto i piedi” [Nota 8].
Tonelli e Pistelli furono condannati a morte tramite fucilazione, ma poi portati insieme agli altri nel carcere della Spezia, quindi in quello di Genova, poi nel campo di Fossoli e infine a Bergamo per il viaggio in treno verso la Germania. Tonelli riuscì a prendere contatti con il CLN di Bergamo per un attacco partigiano al treno, ma purtroppo l’azione non andò a buon fine. Il diario di Pistelli si conclude così:
“Nella mattina dell’8 aprile, vigilia di Pasqua, arrivammo al famigerato campo di Mauthausen e a toglierci ogni illusione, appena varcata la soglia del campo, vedemmo per anteprima un deportato russo vestito a zebre, impiccato alla porta del lager e la brezza mattutina lo dondolava dolcemente” [Nota 9].
Ubaldo Colotto, lericino – era nato a Lerici il 18 febbraio 1901 e risiedeva in via Mazzini –, congegnatore meccanico, morì di broncopolmonite a Mauthausen il 7 giugno 1944. La triste notizia fu data da “L’Unità” dell’agosto di quell’anno.
I lavoratori lericini furono protagonisti dello sciopero del 1944 anche in altre fabbriche, a partire dalla Fonderia Pertusola. Alla Pirelli lo sciopero fu organizzato da un “sovversivo” su cui mi sono più volte soffermato nei miei articoli, fin da quelli su Angelo Bacigalupi e sulle origini del fascismo e dell’antifascismo a Lerici: Argilio Bertella “Argì”.
Giorgio Pagano
NOTE:
[1] Relazione del rappresentante del PCI nel CLN della Spezia, Fondazione Gramsci, Archivi del Partito comunista italiano, Direzione Nord, La Spezia, 16 gennaio 1944-13 dicembre 1944, b. 25.
[2] – Materiali sullo sciopero di Spezia – gennaio 1944, Relazione di un membro del Com. Federale, Fondazione Gramsci, Archivi del Partito comunista italiano, Direzione Nord, cit.
[3] – Maria Teresa Mori, La Resistenza a La Spezia. 25 luglio 1943-25 aprile 1945, tesi di laurea, Anno Accademico 1973-1974, Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Lettere e Filosofia, p. 42. Mori utilizzò le Memorie scritte dagli operai in vista della conferenza del 1974 “Scioperi del marzo 1974”, successivamente pubblicate in Mario Farina (a cura di), La Spezia Marzo 1944. Classe operaia e resistenza. Atti della conferenza “Scioperi del marzo 1944” tenuta nella sala del Consiglio Provinciale della Spezia il 1° marzo 1974, Istituto storico della Resistenza “Pietro Mario Beghi”, La Spezia, 1976.
[4] – Elezioni del 10-2-44 alla Oto Muggiano, Fondazione Gramsci, Archivi del Partito comunista italiano, cit.
[5] – Testo dattiloscritto di sei pagine datato 16 febbraio 1944 firmato Lorenzo, Fondazione Gramsci, Archivi del Partito comunista italiano, cit.
[6] – Anelito Barontini, Relazione politica generale per il Convegno sugli scioperi del marzo 1944 alla Spezia, in Mario Farina (a cura di), La Spezia Marzo 1944. Classe operaia e resistenza. Atti della conferenza “Scioperi del marzo 1944” tenuta nella sala del Consiglio Provinciale della Spezia il 1° marzo 1974, cit., p. 10.
[7] – Testo inedito di Mario Pistelli, in archivio famiglia Pistelli, p. 1. Il diario fu scritto alla fine degli anni Quaranta.
[8] – Ivi, pp. 2-3.
[9] – Ivi, p. 4.