Due partigiani caduti quasi sconosciuti e le bombe tedesche sulla Calata
Ogni morte è sentimentalmente penosa. Quella dei partigiani è molto penosa, perché sono morti per noi, per la nostra libertà. Una pena particolare la proviamo per i partigiani che morirono a marzo e ad aprile, pochi giorni prima della Liberazione. Avevano sofferto tanto, era appena cominciata la “primavera dove sorge il sol dell’avvenir”, ma non ce la fecero a vederla trionfare.

Tra i Caduti degli ultimi giorni ci fu un lericino, Giovanni Zamperutti (foto sopra). Era nato il 18 luglio 1926, morì il 16 marzo 1945, a nemmeno 19 anni. Figura negli elenchi dei partigiani riconosciuti come partigiano operante in città, nelle SAP (Squadre di Azione Patriottica), dal primo ottobre 1944. Della sua morte sappiamo solo il luogo: la località Guercio Colomba. Il suo nome non è nella targa commemorativa collocata in Comune, ma è nel calendario dell’ANPI Lerici del 2015.
Poco sappiamo anche di un Caduto ancora più giovane, il santerenzino Roberto Ciacchini, nato il 24 giugno 1927, anch’egli membro delle SAP, come risulta dagli elenchi dei partigiani riconosciuti. Non è nella lapide comunale, né nel calendario ANPI. Partigiano dal 15 agosto 1944, fu arrestato alla Spezia, detenuto a Genova, deportato da Bolzano il 14 dicembre 1944 a Mauthausen, dove giunse il 19 dicembre. Fu liberato a Gusen, sottocampo di Mauthausen – quello degli spezzini – il 5 maggio 1945, ma morì per le malattie contratte nel lager il 15 agosto 1945, a Bergamo.
La ricerca su di loro continua. Se ci fossero lettori in grado di fornire notizie…
Di un caso da approfondire scriverò prossimamente: si tratta di un lericino Caduto il 20 aprile 1945, partigiano secondo gli elenchi e i libri di storia, semplice civile vittima della scheggia di una bomba secondo il ricordo dei parenti.

Le case prima della distruzione contornate da un segno scuro
L’articolo di oggi è inoltre dedicato a una vicenda rimasta nella memoria storica dei lericini: il minamento tedesco del porticciolo marittimo e di una parte della Calata. Tre file di case furono fatte saltare. L’episodio è stato studiato da Margherita e Alessandro Manfredi, ed è a loro che mi sono affidato per ricostruirlo. Prima della loro ricerca si sapeva il mese in cui avvenne, settembre 1944: ne aveva scritto lo storico Lorenzo Tronfi nel libro “La città e il suo porto mercantile sotto i bombardamenti. La Spezia 1940-1945”. Il telegramma inviato dal capo della Provincia Appiani al Ministero dell’Interno il 30 settembre 1944, scoperto dai Manfredi nell’Archivio di Stato della Spezia, spiega ciò che accadde:
“Informo che distruzioni compiute questi giorni da autorità militari germaniche oltre che stabilimenti industriali si sono estese anche impianti interessanti generalità cittadini quali pastifici, frantoi, magazzini Consorzio agrario, tipografie, ecc. At Lerici distruggendo molo di quel porticciolo habent fatto saltare fila case prospiciente molo stesso diminuendo già scarse disponibilità edilizie quel comune alt. Tali distruzioni habent provocato dolore et risentimento popolazione per cui prego intervenire urgenza presso comando supremo germanico perché sia impedito loro probabile ripetizione in avvenire alt”.
L’obiettivo dei nazisti era colpire le piccole banchine dei porticcioli di Lerici e di Porto Venere, utilizzate per minime operazioni marittime, come il rifornimento destinato alla città della Spezia. In quella fase – agosto-settembre 1944 – colpirono Lerici, rinunciando, per le pressioni de locale Podestà, a bombardare Porto Venere.
I Manfredi scoprirono inoltre una nota di un quaderno con annotazioni storiche presso l’Archivio della Canonica di Lerici, in cui era scritto:
“Negli ultimi giorni di Agosto del 1944 i tedeschi fecero saltare le case site nella Calata e nei Carobi. Nel Settembre la Chiesa succursale di San Rocco si è dovuta chiudere perché tutta la zona a mare venne dichiarata in pericolo dal Comando tedesco. Tutti gli arredi sacri furono portati nella Chiesa parrocchiale. Nell’Oratorio di San Bernardino e nella Canonica furono portati i mobili delle case sfollate”.
Una nota preziosa, che sbaglia però la data del bombardamento: non gli ultimi giorni di agosto, ma di settembre, come scritto da Tronfi e come fa arguire il telegramma di Appiani. Ma quale giorno? Ad aiutare i due studiosi fu il lericino Luigi Musetti, che presentò loro un atto di compravendita che attesta inequivocabilmente la data della distruzione :
“Scrittura Privata Lerici 24 Settembre 1951
Il signor Musetti Francesco vende al Sindacato Immobiliare Turistico, che compera, la quota di area sita nella Zona del Molo di Lerici, della quale esso venditore è proprietario. Detta area risulta dalla distruzione per fatto bellico delle case su di essa già esistenti, ed è parte del piano parziale di ricostruzione riguardante il Molo di Lerici. Precisamente è l’area su cui esistevano i seguenti fabbricati di proprietà del venditore distrutti a causa di eventi bellici il 28 settembre 1944, siti in Lerici: via Mazzini n. 14 e Vicolo di Fondo n. 9 piano terzo e quarto…”.
Sempre in questo atto leggiamo che:
“Il S.I.T. si obbliga acquistando l’area… a costruire nella zona del Molo una Casa di riposo per la Gente del Mare a favore della Fondazione Maria Bibolini Niccolini” … cosa che poi non successe. La storia del S.I.T a Lerici è una storia che bisognerebbe raccontare: era proprietario anche di gran parte della Venere Azzurra…
Luigi Musetti ha raccontato la vicenda nell’articolo “Lerici 1944: i tedeschi distruggono le case del molo e altro”, pubblicato su “Lerici In” del luglio 2023, in cui leggiamo:
“A noi che abitavamo in quelle case diedero fra i tre e i cinque giorni di tempo per sgomberarle. Il disagio fu immenso. Nella mia famiglia eravamo in nove fra nostro padre, nostra madre, noi figli, la nonna e gli zii; io avevo tredici anni, mio fratello Angelo sette e mia sorella Fortuna (detta Tuni) solo due mesi. Ci siamo dati tutti da fare cercando di sistemare le cose più importanti presso alcuni parenti, un po’ qua e un po’ là. Piatti, tazzine ed altre terraglie le abbiamo sistemate dentro a una botte, nel fondo, e incredibilmente tutte queste stoviglie sono state recuperate sotto le macerie. Quasi tutti i mobili sono rimasti invece in casa e sono andati distrutti”.
I Musetti si rifugiarono in campagna Così prosegue il racconto:
“Il giorno in cui sono state fatte saltare le case del Molo era il 28 settembre del ’44”.
Come vedremo nel prossimo articolo, la “probabile ripetizione” della Calata temuta da Appiani fu tentata dai tedeschi nei mesi successivi, e per fortuna sventata.
Giorgio Pagano
Post scriptum
La fotografia di Giovanni Zamperutti è tratta da “Lerici nella Resistenza. Calendario ANPI 2015”. In esso il nome Zamperutti è storpiato in Zamperuti.
La fotografia delle case della Calata che furono distrutte, circondate dal segno rosso, è dell’archivio di Lerici In.