(da Lerici In di giugno 2022)
Il sacerdote lericino Gio Batta Gonetta (†1867) in un manoscritto conservato presso la biblioteca “Ubaldo Mazzini” della Spezia, riporta alcuni detti proverbiali che circolavano a Lerici, tra i quali accenna al curioso detto “beghina di Falcinello” per indicare una finta devota che nasconde le proprie magagne. Ma chi era la beghina di Falcinello la cui fama era arrivata non soltanto a Lerici ma addirittura fino a Genova dove le sue gesta erano state tramandate da alcuni religiosi di quella città?
Maria Domenica Gianrossi, questo il suo nome, era vissuta a Falcinello nella seconda metà del ‘700 e la sua vicenda fece molto scalpore in quanto si trattò di un caso di santità simulata o, come si diceva a quel tempo, di “affettata” santità.
La sua vicenda ci è nota attraverso gli atti del processo conservato presso l’archivio storico diocesano istruito dal vescovo di Luni – Sarzana Giulio Cesare Lomellini il 4 settembre 1775.
Tale processo fu istruito in quanto era arrivata al vescovo la voce pubblica, dopo il matrimonio della Gianrossi con Carlo Meglia, del fatto che la donna si era fatta credere da molti anni favorita da Dio con grazie straordinarie e singolarissime, abusando della semplicità dei fedeli con la presunta complicità del parroco di Falcinello don Gio Batta Falconi il quale, a voce e con scritti, propagandava i presunti miracoli della sua parrocchiana.
Ma quali erano le grazie straordinarie di cui Maria Domenica aveva goduto? Il decreto d’indizione del processo ne fa un elenco preciso. La donna diceva di essere sposata da Gesù Cristo, di avere ricevuto il dono delle sacre stigmate mostrando come prova dei pannolini tinti di sangue che diceva essergli uscito dal costato.
Inoltre da gran tempo, ella era vissuta senza altro cibo che la Santa Eucaristia e aveva altresì avuto la visione della Santissima Trinità.
Il parroco poi sosteneva che, quando comunicava la Gianrossi, la sacra particola più volte gli sarebbe sfuggita di mano per volare in bocca alla medesima. Inoltre, dopo essersi comunicata, la donna appariva rapita in estasi che duravano fino a quando il parroco non l’avesse chiamata.
Si era inoltre sparsa la voce di alcune guarigioni miracolose da lei compiute come la guarigione di un cieco che aveva riavuto la vista e la guarigione di altre persone affette da varie malattie, oltre ad aver fatto e detto diverse profezie e predizioni.
Da tutta questa attività, secondo le tesi accusatorie, la Gianrossi ne avrebbe tratto profitto d’intesa col parroco e con altri complici ricevendo “denari, robbe ed altri regali da qualunque persona”. Inoltre il parroco avrebbe dato tanto credito a quella donna fino a farla portare in chiesa seduta su una scrâna portata a spalle da due chierici e distribuendo come reliquie diverse cose da lei possedute o toccate, divulgando dappertutto la sua fama di santità senza darne alcun conto al vescovo, il quale fu pertanto costretto dalle circostanze ad aprire un regolare processo contro di lui che si celebrò presso la curia vescovile di Sarzana dove furono convocati numerosi testi informati dei fatti.
Dagli atti processuali emerge che la fama della Gianrossi si propagava anche presso persone nobili, che si recavano da lei per chiedere qualche particolare grazia in cambio di qualche elemosina.
Così, ad esempio, uno dei testi ascoltati al processo afferma di aver sentito dire da Ambrogio Olandini che diversi anni prima “essendo inferma in Lerici una donna, fu segnata da uno dei di lui figli con un pezzo di drappo, che uno dei di lui figli aveva portato via a detta Domenica e subito detta inferma recuperò la sanità”. (segue)
Paolo Cabano
(da Lerici In di luglio 2022)
La fama di santità della Gianrossi fu propagata a Lerici dal cappuccino Giovanni Paolo da Bonassola che, durante la predicazione delle sue missioni popolari, confidò a più persone che Maria Domenica era un’anima Santa, tanto che, da Lerici e da altri luoghi limitrofi, vi fu un tale concorso di gente di ogni condizione che si recava a Falcinello per farle visita, a tal punto che “sembravano processioni”, come afferma un altro teste al processo.
Il medesimo frate, una volta tornato a Genova, fece altrettanto presso dame e cavalieri e di là molte persone si recarono a Falcinello costringendo il vescovo ad intervenire per interrompere tale concorso di gente che, quasi ogni giorno, visitava la beghina.
Tuttavia, come traspare da alcune testimonianze rese al processo, cominciarono alcuni sospetti verso la Gianrossi che iniziava ad avere troppa confidenza con un chierico, intrattenendosi spesso sola con lui nella sua camera e, quando arrivava qualche persona a visitarla, lo faceva nascondere in un altra stanza.
Tale sospetta relazione continuò anche quando costui divenne sacerdote. La beghina aveva inoltre fama di non mangiare e di nutrirsi solo dell’Eucarestia; in realtà un testimone al processo afferma che di nascosto alcune donne le preparavano da mangiare ogni giorno portandole le pietanze in piatti coperti, tanto che, una volta fu sorpresa a mangiare di nascosto dei tordi che le erano stati portati.
Nei verbali del processo appare anche che un sacerdote di Genova l’avesse fatta diventare molto ricca procurandole “buone somme di denari, buona biancheria, vesti buone, letto morbido sollecitando continuamente Dame e cavalieri a mandarle dei denari per fare le elemosine ai poveri”.
Fu così che la Gianrossi finì per attaccarsi sempre più ai beni materiali esigendo da chiunque si recasse a trovarla qualche regalo. In tal modo riuscì a crearsi una buona dote per potersi maritare con un giovane di buona famiglia, Carlo Meglia, il quale, secondo un altro teste, prima di sposarla, le faceva da segretario e le scriveva le lettere, stando con lei assiduamente di giorno e di notte.
Il futuro marito della beghina, poi, andò a studiare a Lucca dove “viveva con gran proprietà e sfarzo” tanto da far sospettare che utilizzasse i denari di Maria Domenica. Fu così che, quando la simulazione della beghina di Falcinello, fu scoperta, il detto raccolto dal canonico Gonetta divenne proverbiale per nascondere le proprie magagne.
E il processo come andò a finire? A rimetterci fu il povero parroco di Falcinello che aveva prestato fede alla presunta santità di Maria Domenica. Don Falconi, messo alle strette, finì per ammettere di essere stato ingannato dalla Gianrossi e, rinunciando a difendersi, si rimise alla clemenza del vescovo. (fine)
Paolo Cabano