(da lerici in di giugno 2024)

Il 27 aprile di quest’anno il quindicenne Carlo Acutis sarebbe stato “promosso” santo, ma papa Francesco sei giorni prima, con una gita “fuoriporta” di Pasquetta, lo è andato a trovare di persona in Paradiso. Toccherà quindi a Leone XIV stabilire la nuova data della sua canonizzazione.

Carlo era nato a Londra il 3 maggio 1991 da padre milanese, Andrea Acutis, oggi presidente dell’a-zienda di famiglia Vittoria Assicurazioni spa, e da madre romana, Antonia Salzano, collaboratrice nello staff dell’omoni-ma casa editrice appartenente alla sua famiglia. La giovane coppia si trovava nella City inglese per motivi di lavoro del padre e il neonato vi resterà per i primi tre mesi di vita, sino al loro rientro a Milano.

Solo a posteriori Antonia potrà cogliere il significato simbolico di alcune piccole scelte da lei fatte allora in tutta inconsapevolezza.

Un segno ripetutosi almeno tre volte nei primi sei anni di vita di Carlo è quello dell’agnello, simbolo pasquale per eccellenza, del sacrificio di Gesù e quindi della sua presenza nell’Euca-restia. E questo sarà proprio lo specifico dell’ordinaria santità di questo ragazzo vissuto a cavallo sul passaggio da un millennio all’altro, appartenendo quindi alla cosiddetta Generazione Y (segno grafico che, guarda caso, ha la forma di un calice). Il primo regalo che Antonia fa al suo bebè è proprio un candido agnellino di peluche e poi, come forma per la torta di battesimo, sceglie di nuovo un agnellino.

Quando ha tre anni muore il nonno Antonio Salzano e allora la nonna Luana viene a vivere con la figlia, il genero e il nipotino, anche perché ora tocca a sua figlia prendere in mano le redini della casa editrice. Oltre alla nonna, durante la sua infanzia, per accudirlo Carlo ha anche una baby-sitter polacca di nome Beata, che gli trasmette l’amore per la Vergine Maria e per la recita del rosario.

Quando Carlo ha sei anni in parrocchia propongono ad Antonia di sostituire una catechista. Lei risponde di sì ma chiede di portarsi dietro alle lezioni anche il figlio. Così il parroco ha modo di accorgersi della già straordinaria maturità di quel bimbetto e lo ammette in anticipo alla prima comunione che riceverà presso le Romite ambrosiane. Andando nel giorno stabilito verso quel monastero, la famiglia Acutis incrocia un pastore con un agnellino fra le braccia che attraversa loro la strada: è il terzo segno.

Carlo compie gli studi della primaria e della secondaria di primo grado all’Istituto Internazionale Tommaseo delle Suore di santa Marcellina, poi proseguirà con il liceo classico nel collegio Leo-ne XIII dei padri gesuiti. A scuola Carlo è amato da tanti suoi compagni che trovano in lui un amico sincero di cui fidarsi ciecamente ma è anche preso in giro da altri perché va a messa tutti i giorni, quasi sempre unico ragazzo in mezzo alle vecchiette. Lui un po’ ci soffre ma la gioia che prova nel ricevere la comunione o nel rimanere in raccoglimento davanti all’ostensorio è talmente grande che non gli fa provare alcun risentimento nei loro confronti.

Poi c’è la vita per le strade di Milano, la “chiesa in uscita” come la definiva papa Francesco, cioè l’incon-tro con gli stranieri, gli emarginati, i senzatetto. Gente viva, vera che ha un nome, un volto, una storia da raccontare. Carlo ha una famiglia ricca sì, ma rifiuta i vestiti e le scarpe di marca, il riempirsi di cose inutili, l’omologarsi alle mode, al “così fan tutti”: «Tutti nasciamo come originali, ma tanti muoiono come fotocopie». E lui non ci sta. Vuole essere autentico, vuole vivere una vita piena di senso, all’insegna della gioia e dell’allegria.

Ha una vera passione per il pc. E per tre anni coltiva un progetto “pazzesco”: una grande mostra sui miracoli eucaristici nel mondo e nei secoli. Toccare i cuori, far “toccare con mano” che Gesù è vivo davvero nell’ostia consacrata. Ci lavora febbrilmente in ogni istante libero dallo studio. E ci riesce: oggi quella mostra tradotta in svariate lingue sta facendo il giro del mondo (www.miracolieucaristici.org).

Alla Spezia c’è stata nel maggio ‘24 (Teleliguriasud del 14.05.2024). Ovunque attira persone di tutte le età e tantissimi adolescenti. Così Carlo diventa l’influencer di Dio e il patrono di Internet perché i mass media non sono una cosa negativa in sé, ma lo può essere solo l’uso che se ne fa. Come la maggior parte dei ragazzi della sua età amava la musica (era quasi autodidatta nel suonare il sassofono, oltre che nell’informati-ca); praticava tanti sport:  calcio, nuoto, sci, passeggiate nella natura (era pure un ecologista che ripuliva i boschi) ma non si creava mai idoli da emulare. Amava molto gli animali: la sua famiglia aveva adottato quattro cani e un numero imprecisato di gatti. Per questo suo spirito francescano ha chiesto di essere sepolto ad Assisi, dove ha passato le vacanze estive fino a quando una leucemia fulminante non lo ha condotto aldilà della soglia della vita terrena. Era il 12 ottobre 2006, data che commemora l’arrivo della spedizione di Cristoforo Colombo nel Nuovo Mondo. Anche per Carlo si apre un  mondo senza confini di tempo e di spazio da dove sta dimostrando che la santità non è una favola, una cosa confinata sui libri dei tempi passati. La santità è accessibile a chiunque, sosteneva Carlo, perché il senso del buono, del bello, della solidarietà fra esseri umani è un seme posto nel cuore di ognuno di noi. Basta solo annaffiarlo.

Alla “Francesco Poggi” di Lerici ha insegnato per anni un’intima amica di Antonia Salzano mamma di Carlo, la prof.ssa di lettere Caterina Russo, che dice: «Era un bimbo buono, sempre obbediente. Non mi sembra vero di avere giocato ed essere stata in compagnia di Carlo ora che è santo».

M. Luisa Eguez

(Seguirà un’ulteriore  puntata di approfondimento)