(da Lerici In di aprile 2025)

Cento anni fa abbiamo celebrato il Giubileo della pace, quest’anno stiamo celebrando il Giubileo della speranza.
Esiste un qualche legame particolare, una continuità fra questi due eventi? Cerchiamo di scoprirlo. Innanzitutto le radici dei giubilei affondano nell’Antico Testamento. Come, all’atto della creazione, viene stabilito un giorno ogni sette diverso dagli altri sei, il sabato, con un termine che indica un’interruzione, un riprendere fiato (Gen 2, 2), così anche lo scorrere degli anni è contrassegnato da una pausa di rinnovamento periodica, il giubileo (Lev 25, 10-54; 27, 17-24; Nm 36, 4), che riporta il tempo al progetto creativo iniziale, correggendovi le storture sopravvenute. Un concetto proprio soltanto della cultura e spiritualità ebraiche, inaudito presso tutti gli altri popoli antichi.
Come, dunque, nella settimana c’è un giorno di festa, santificato dal riposo e dal riprendere in modo più forte rispetto agli altri giorni il contatto con il Divino (sabato per gli ebrei, domenica per i cristiani, venerdì per i mussulmani), così ci sono queste pause all’inter-no di ogni secolo, gli Anni Santi, per riportare la giustizia sociale e richiamare alla sacralità della vita. Per questo nella Chiesa cattolica ogni venticinque anni viene celebrato un giubileo ordinario ma, secondo le circostanze storiche, possono essere proclamati anche giubilei straordinari.
Il primo giubileo della Chiesa d’Occidente, indetto da papa Bonifacio VIII, si è tenuto nel 1300 e nel secolo scorso abbiamo avuto quelli promossi da Leone XIII nel 1900, da Pio XI nel 1925, da Pio XII nel 1950 e da Paolo VI nel 1975. Nel secolo ancora precedente invece con Pio IX erano saltati per le condizioni politiche dell’Italia risorgimentale quelli del 1850 (perché il papa era dovuto fuggire rifugiandosi a Gaeta) e del 1875 (celebrato a porte chiuse in Vaticano, a causa dell’annosa Questione Romana).
E già tutto questo ci dà la misura di come i giubilei non siano mere ricorrenze religiose ma occasioni forti che intendono incidere sui contesti sociali e le circostanze storiche stesse a partire dalle coscienze dei credenti chiamati a convertire prima di tutto se stessi per poter poi trasformare la realtà circostante.
Il giubileo del 1900 è stato proclamato con l’enci-clica Annum Sacrum e contiene la richiesta del papa ai vescovi di tutto il mondo di consacrare l’umanità intera al Santissimo Cuore di Gesù. Il tema centrale di questo messaggio è quello della consapevolezza della signoria di Cristo sui destini umani, indipendentemente dalla fede o meno in Lui.
A questo giubileo seguono due periodi storici nettamente contrastanti: al disastro della Prima Guerra Mondiale con i suoi dieci milioni di militari morti, senza contare le vittime civili, e alla Rivoluzione Russa in Occidente segue negli Anni Ruggenti l’euforia della cultura di massa per i progressi tecnici e scientifici. Ma è proprio nel pieno di questi Anni Venti che si mettono le basi della catastrofe imminente, il Secondo Conflitto Mondiale che produrrà quasi settanta milioni di morti. E sempre nel pieno di questi anni, con l’indizione nel 1924 del giubileo dell’anno successivo (enciclica Infinita Dei misericordia), Pio XI sottolinea la necessità di chiedere a “Cristo, Principe della Pace” questo dono: «intendiamo la pace, non solo quella fissata dai trattati, ma quella che deve regnare nei cuori ed essere ripristinata dai popoli».
In chiusura dell’Anno Santo 1925, in risposta al laicismo ormai galoppante, Pio XI istituisce la festa che celebra Gesù Cristo come Re dell’universo, oggi celebrata nell’ultima domenica dell’anno liturgico, ossia la trentaquattresima del Tempo Ordinario, subito prima dell’inizio d’Avvento. Si tratta quindi di un’invocazione per l’affermazione del Regno di Dio su questa terra, cioè per il ritorno del Messia nella gloria, l’arrivo degli “ultimi tempi”, gli èskata, con il trionfo del Bene sul male, della Luce sulle tenebre, della Vita sulla morte.
Non c’è quindi da stupirsi per la costruzione e diffusione di chiese erette sotto questa denominazione: dalla basilica del Sacro Cuore di Cristo Re a Roma, in Viale Giuseppe Mazzini 32, accanto alla sede della RAI e di fronte alla quale ha abitato per anni il nostro caro Sandro Fascinelli, fondatore di Lerici In, alla cattedrale di Cristo Re alla Spezia, nella cui cripta riposano le spoglie della beata spezzina Itala Mela. Ma anche a parrocchie di Cristo Re come in Liguria a Genova, Bragno (Savona), Ventimiglia (Impe-ria); e poi, per esempio, ad Alba, Biella, S. Benedetto del Tronto, Brescia, Milano, Torino, Padova, Palermo, Venezia e questo elenco potrebbe continuare ancora a lungo.
Papa Francesco ha indetto l’anno scorso il Giubileo della speranza che stiamo vivendo e che durerà dal 24 dicembre ’24 al 6 gennaio ‘26. Lo ha fatto attraverso la bolla di indizione Spes non confundit, “La speranza non delude” (Rm 5, 5). Se l’invito è a sperare significa che la situazione mondiale potrebbe diventare presto disperata. Vuol essere la risposta a una sensazione d’incertezza, a un certo sen-so di smarrimento, a quello stato sottile ma permanente d’ansia che coinvolge più o meno tutti. Perché è un dato di fatto che il nuovo millennio si è aperto come sull’orlo di una catastrofe preannunciata, quasi un tragico déjà vu dello scorso secolo.
Ci esorta a farci «pelle-grini della speranza», quindi a reagire, a non farci paralizzare dalle paure, ma a guardare verso Chi tutto può, a camminare incontro a Gesù. C’è qui un forte invito alla pazienza che s’impara a contatto con i ritmi della natura, stravolti dalla frenesia del mondo a noi contemporaneo. C’è anche un richiamo diretto del testo all’ottavo centenario del Cantico delle creature.
Fra i due giubilei, quello della pace e quello della speranza, allora non solo esiste una forte continuità ma entrambi costituiscono davvero uno stesso cammino «alla ricerca del senso della vita».
Maria Luisa Eguez
Diocesi della Spezia, Sarzana, Brugnato: Porte Sante
· Cattedrale di Cristo Re alla Spezia,
· Basilica Concattedrale di Santa Maria Assunta a Sarzana,
· Concattedrale dei Santi Pietro, Lorenzo e Colombano a Brugnato,
· Cappella del carcere circondariale spezzino di Villa Andreini, in via Fontevivo,
· Nostra Signora della Neve, in viale Garibaldi,
· Chiesa di Sant’Antonio da Padova, a Gaggiola.
La caratteristica di “chiese giubilari” è iniziata subito dal giorno di avvio della Quaresima, che è stato mercoledì 5 marzo.
Negli ultimi due casi, non varrà però per l’intero anno, ma soltanto per i “periodi forti” del calendario liturgico: la Quaresima e il periodo di Pasqua, sino alla Pentecoste, e – all’inizio del nuovo anno liturgico 2025 – 2026 (fine novembre) – per il periodo di Avvento e per quello di Natale sino al giorno 28 dicembre prossimo, giorno di conclusione del periodo giubilare.
Altri eventi giubilari presso i santuari mariani di:
N. S. di Soviore (Monterosso)
N. S. di Roverano (Carrodano)
N. S. delle Grazie (Corniglia)
N. S. del Mirteto (Ortonovo)